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Cimino lascia la guida del Pd a Nettuno: Mancano spirito unitario e partecipazione

"Un anno fa - ha esordito - accettare l’incarico di segretario del Circolo PD di Nettuno, ha rappresentato per me una sfida. Ho sperato in cuor mio di non deludere le aspettative ed ho interpretato il mandato che mi è stato conferito

Ecco la relazione del Segretario dimissionario del Pd di Nettuno Giovanni Cimino.

“Un anno fa – ha esordito – accettare l’incarico di segretario del Circolo PD di Nettuno, ha rappresentato per me una sfida. Ho sperato in cuor mio di non deludere le aspettative ed ho interpretato il mandato che mi è stato conferito all’unanimità, come la volontà di ripartenza del PD con spirito unitario. Lo scopo era quello di traghettare il partito fino a settembre, poiché  in quel mese si sarebbe tenuto il congresso provinciale con il rinnovo delle cariche, anche quelle dei circoli della provincia.

Nell’affidare la guida del partito a me che, rappresento la società civile, mai impegnato prima in attività politico-amministrativa, ne’ con aspirazioni di carriera politica, si voleva sottolineare la discontinuità con gli atteggiamenti divisori e personalistici del passato. Sin dal primo momento ho chiarito, che qualora fosse venuto a mancare lo spirito unitario, non mi sarei contrapposto o schierato con nessuna parte, in quanto avrei disatteso al mio mandato. Nel rispetto dello stesso spirito unitario, ho nominato una segreteria politica composta da tutte le componenti storiche, al fine di avvalermi  delle competenze e delle conoscenze delle pregresse attività e scelte delle amministrazioni di centro-sinistra, provocando così molte critiche provenienti da più parti, “avendo dimostrato la mancanza di coraggio, e prospettive di cambiamento nel rinnovo della segreteria”, cosa che invece chiedevano i nostri simpatizzanti  ed elettori.

Ho impostato l’attività del partito, prevalentemente su un’attività di proposta, alla risoluzione dei molteplici problemi del nostro territorio, oltre che aiutare il nostro Consigliere Comunale nella sua attività di controllo dell’azione amministrativa. A tal fine ho chiesto ai membri del direttivo, ai simpatizzanti ed iscritti, di aderire ai costituenti tavoli tematici.

Nonostante i buoni propositi dimostrati, ho dovuto constatare la scarsissima adesione alla  quasi totalità dei tavoli proposti. Ciononostante:

– abbiamo detto la nostra, su molte tematiche riportate sia sulla stampa locale che sulla pagina FB della nostra sezione, anche con interventi dei singoli esponenti del partito
-organizzato un convegno sul ciclo dei rifiuti nel Lazio, con intervento di consiglieri regionali.
-abbiamo preso posizione sui varchi di accesso al mare, proponendo un’alternativa realizzabile.
-abbiamo intrattenuto dialoghi di botta e risposta con l’amministrazione comunale su molti temi anche di retorica politica e sulla trasparenza amministrativa.
-Convegno su REI
Nel corso dell’anno siamo stati impegnati da una serie di importanti eventi per la vita del partito. Il congresso Nazionale; Il congresso provinciale. La festa dell’unità di settembre (dopo diversi anni che non si organizzava); Il tesseramento 2017, da settembre a gennaio scorso. Le elezioni politiche e regionali del 4 marzo scorso.

Nel corso di tutte queste attività molto spesso è venuta a mancare la partecipazione sostituita molto spesso dalla critica e dai distinguo. Una comunità che non partecipa non fornisce il proprio contributo, non può produrre un’azione efficace e utile per il proprio territorio. Su molti temi nei quali si poteva intervenire, è mancato il confronto con chi poteva fornire elementi di discussione. Per tutto quanto in premessa, essendo venuto a mancare nei fatti, lo spirito unitario, e partecipativo che ha contraddistinto l’incarico a segretario, ritengo di concludere il mio mandato, oggi in modo irrevocabile. Queste elezioni hanno rappresentano un punto limite, in cui il PD Nettuno non può permettersi  di tergiversare oltre.

Le mie dimissioni non sono quindi dovute al risultato elettorale seppur deludente, ma in linea con l’andamento generale, vogliono favorire  le  condizioni per rispondere al bisogno dei nostri elettori: aprire un serio e leale confronto per rilanciare le tesi su cui convergere. C’è bisogno di un rinnovamento generazionale, di ricucire un dialogo con la cittadinanza, le professioni. C’è da preparare un progetto per la nostra città, fare scelte, anche dolorose, costruire alleanze, se necessario dividersi, in maggioranza  e minoranza, ma tutti dentro il PD.

Riguardo i numeri, quello che mi preme rimarcare invece è la sostanza: c’è una maggioranza di elettori che vota PD a prescindere, senza indicare preferenze, persone orientate da convinzioni culturali di appartenenza, che si riconoscono nei valori del nostro partito riformista, che hanno valutato l’azione amministrativa in Regione Lazio e la politica Nazionale, che hanno capito benissimo che al di fuori del PD c’è incompetenza, che a sinistra del PD non ci sono quelle praterie di consenso ipotizzate, perché il mondo non gira in quel verso. L’esito della sconfitta Nazionale risiede in mille ragioni. Abbiamo governato bene sia a livello nazionale che regionale, anche se in molti casi si sarebbe potuto fare diversamente. Alle regionali se non ci fosse stata la candidatura di Pirozzi, che ha in parte spaccato il fronte del centro destra, avremmo perso.

Quindi in questa fase non conta aver governato bene. Gli elettori non ci hanno premiato. Abbiamo affrontato la peggiore crisi economica di tutti i tempi, paragonabile ai danni prodotti da una guerra, in termini di PIL e di perdita dell’occupazione. Siamo stati colpiti dalla crisi dei mercati finanziari proveniente da oltre oceano, prodotta da bolle speculative create dalla finanza creativa. L’ingresso della Cina nel WTO, nel 2001 ha accelerato un processo di delocalizzazione industriale già iniziato da anni. Da paese manifatturiero, abbiamo perso centinaia di migliaia di posti di lavoro, mentre le politiche nazionali rincorrevano il risanamento delle finanze pubbliche al fine di centrare quei parametri economici  che  ci  avrebbero permesso di entrare faticosamente nell’euro. Non potevamo perdere quel treno, ma a che prezzo. Per tornare ad oggi non abbiamo saputo ascoltare il malessere sociale che montava, sobillato da una sapiente campagna di odio e di notizie false create ad arte da menti sopraffine, che conoscono e si avvalgono dei social network e del placet di certa stampa.

Ci siamo risvegliati dentro una bolla mediatica che ha stravolto la realtà delle cose, mentre eravamo presi a fare provvedimenti utili per il paese: la riforma del lavoro, della scuola, i diritti civili, ..ecc ecc un’attività frenetica, senza precedenti in settant’anni di repubblica, i cui frutti si vedranno purtroppo a medio e lungo termine. Ci siamo presentati come i primi della classe, i secchioni, che nel sentire comune alle fine stanno sulle scatole a tutti. Abbiamo parlato alla gente con termini tecnocratici incomprensibili al popolino. Ci siamo fatti fregare su un fenomeno epocale che non abbiamo saputo governare a dovere: l’immigrazione, percepita come il problema di tutti i problemi.

Abbiamo fatto tutto il possibile per salvare tante vite umane, e non è poco. Ma poi non abbiamo saputo organizzare una vera accoglienza, fatta anche di rimpatri e respingimenti quando necessari. Bisogna dirlo, anche l’Europa ci ha voltato le spalle. Le città si sono riempite di gente allo sbando, molta parte dedita ad attività illegali. Questo è quello che la gente comune ha percepito, non possiamo negarlo. In Europa la crisi dei partiti dell’area progressista e social-democratica trova il pari con noi. In Francia il Partito socialista ha perso oltre la metà dei voti, così come in Germania, dove per la prima volta viene eletto in parlamento un consistente numero di parlamentari dell’estrema destra. (Si è pagato l’aver accolto centinaia di migliaia di profughi siriani che premevano alle frontiere est, dovendo poi correre ai ripari accordandosi con la Turchia, affinché fermasse quel flusso). La gran Bretagna che approva il referendum sulla Brexit, sull’onda della paura dovuta all’immigrazione proveniente anche dai paesi del sud ed est Europa.

Le istituzioni Europee sono minate dall’avvento sulla scena politica di partiti Euro- scettici e contrari alla moneta Unica. L’assunto Andreottiano che “il potere logora chi non ce l’ha” è completamente ribaltato dalla complessità dei temi sul campo. Tutto l’occidente è scosso da fremiti populisti che rischiano di minare l’assetto istituzionale e gli equilibri faticosamente costruiti nel dopoguerra. “Un fantasma si aggira per l’Europa” e questa volta non è il comunismo, inteso come rinnovamento progressista, ma l’esatto contrario. Rischiamo di essere travolti da uno tsunami politico sociale economico, di fronte al quale i pur importanti temi di carattere locale, perdono di significato. A livello locale, tutto il litorale è sempre stato a larga vocazione di destra, a Nettuno. Paghiamo ancora lo scotto della caduta della seconda giunta PD. In questi giorni stiamo assistendo alla crisi della giunta di Nettuno. Sono partiti promettendo trasparenza e onestà, ad oggi invece constatiamo che non viene mai data nessuna spiegazione su ogni scelta, sia di carattere amministrativa, che di rimpasti conseguenti a dimissioni di assessori, del presidente della partecipata. E’ notizia di oggi, l’azzeramento della giunta, senza cause reali se non quella del rispetto del loro codice interno, sempre secondo indiscrezioni di stampa. Notizie e spiegazioni ufficiali? neanche a parlarne.

Mi sembra che ci siano i presupposti per azioni eclatanti da parte della minoranza, al fine di focalizzare un’attenzione mediatica anche a livello nazionale, proprio sulla trasparenza, il rispetto istituzionale, dovuto nei confronti dei consiglieri dell’opposizione. Hanno chiuso ogni forma di dialogo anche con la cittadinanza, che finalmente si sta svegliando dall’infatuazione. Noi invece siamo qui a parlare pubblicamente di quello che abbiamo fatto e che vorremmo fare. Il futuro è tutto da scrivere e sta ancora nelle nostre scelte.

Tornando ai temi nazionali, ritengo che in questa fase il PD debba stare all’opposizione, proprio nel rispetto dell’esito elettorale. Non dobbiamo aver paura del principio dell’alternanza alla guida del paese, sta nelle regole della democrazia. Saranno sempre e comunque gli elettori a giudicare.  Per quanto ci riguarda seguiremo attentamente gli sviluppi di questa complicata fase. Concludo, ringraziando tutti gli amici che maggiormente hanno partecipato con me alla vita del circolo di Nettuno.