Politica

Il Sindaco di Amatrice a Nettuno, il gran cuore degli Italiani e la storia di Ivano

Il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi è un primo cittadino che, a causa di un dramma senza precedenti, ha preso la lancia e si è fatto guerriero iniziando una guerra amministrativa per tutelare una popolazione. Una guerra fatta di battaglie quotidiane “per non far morire le speranze di una comunità schiacciata dal dolore e dai lutti”. Il Sindaco è un grande oratore, probabilmente perché ha una grande storia da raccontare e perché è evidente che non c’è nulla che non farebbe per far si che la sua città possa rinascere, i suoi concittadini possano continuare a sperare.

Pirozzi ospite domenica a Nettuno non ha criticato la politica ma lo Stato, la sua burocrazia cattiva, le sue lungaggini i rallentamenti. Il fatto che non ci siano procedure d’urgenza per fare prima e meglio in casi estremi, come un terremoto che distrugge una città e che lascia i suoi cittadini in casette provvisorie, in cui si pagano luce e gas come se fosse una seconda casa.

Nel suo libro spiega con dovizia di particolari i problemi che ha dovuto affrontare, le soluzioni sempre parziali offerte rispetto a quelle richieste e alle volte concordate e disattese. E’ riuscito il Sindaco, a trasmettere a tutta la sala piena le sue emozioni, il dolore, la rabbia, l’impotenza davanti al muro di gomma che può diventare lo Stato, la politica, la burocrazia che troppo spesso non considera né i sentimenti né i reali bisogni dei suoi cittadini. Pirozzi non è stato solo in questa battaglia. “La squadra è importante – ha detto – ma sono i sindaci a dover prendere certe decisioni, su funerali, su ricostruzioni, sui lavori. Il Sindaco – spiega – se fa una cazzata ne risponde ai suoi cittadini, tutti i giorni, sotto al Comune. Provincia, Regione, Stato, sono lontani nessuno li vede”. Pirozzi per nove mesi, a Radio Amatrice, tutte le sere parlava con i suoi cittadini, diceva loro quali opportunità offriva il governo, cosa si stava facendo. E a restargli nella mente diversi aneddoti che ha condiviso con i nettunesi, come la storia di Ivano, che nessuno vorrebbe conoscere e soprattutto incontrare.

“Ho conosciuto in mezzo a tanti problemi – ha detto – persone splendide e visto gesti straordinari. C’è stata una donna pensionata di Fiano Romano, che da sola ha rinunciato ad un mese di pensione, un bimbo di Bolzano, che ha voluto portare tutti i regali che ha ricevuto il giorno del suo compleanno e 500 euro al primo centro di raccolta per farceli portare. C’è stata una scuola del Congo che con molta fatica ha raccolto e ci ha inviato 300 euro, altri 100 euro sono arrivati dal Nepal. Poi c’è stato anche Ivano e ora vi dico chi è. E’ un esponente di una delle forze che più ci ha dato una mano, che un giorno con una squadra è venuto a controllare la stabilità di uno dei palazzi rimasti in piedi. Alle 19,30 di domenica, non so neanche io perché ero in Comune, invia un fax per dire che il palazzo è pericoloso e che il comune deve attivarsi per transennarlo.

Erano passati tre giorni dalla tragedia, metà dei dipendenti del comune aveva avuto un lutto, di domenica sera non c’era nessuno per potersi muovere. Io chiamo Ivano e gli dico, ma lo sai come stiamo messi qui? Perché non avete transennato oggi che eravate sul posto? Ivano ha detto che non era una sua competenza – spiega il Sindaco – io gli ho detto che se cadeva una pietra e si feriva qualcuno avrebbero arrestato il sindaco. Ha detto che lo sapeva. Quella sera mentre Ivano non faceva cose che non erano di sua competenza, io e i volontari del Coi siamo andati a prendere le transenne per chiudere la strada ed evitare che ci potesse essere anche solo un altro morto o ferito. Ecco gli Ivano sono persone che non ci servono, non servono al nostro Paese sono persone che si spera di non incontrare mai. Un egoismo quello di Ivano che in una tragedia diventa insopportabile”. Un libro da leggere quello di Pirozzi che sa come raccontare bene una storia che non è bella e un dramma che ha colpito il centro Italia e fatto piangere tutto lo stivale.