Il Pd di Nettuno si è riunito questa mattina presso la sede del Partito in via Montenero, per il congresso 2017 e le elezioni dei delegati regionali e provinciali ma la sorpresa più grande, arrivando in sede è stata rivedere tra gli iscritti e nel caso di Selva anche in lista, due ex consiglieri comunali, Matteo Selva e Nicola Burrini, espulsi dal Partito all’indomani della caduta della giunta Chiavetta (caduta a cui hanno contribuito firmando la sfiducia). In un clima cordialissimo i due sono stati riaccolti a braccia aperte, con tanto di applauso della platea. Ed entrambi non hanno mancato di precisare la propria posizione per questo nuovo ingresso carico di significato, soprattutto in considerazione del fatto che entrambi hanno sostenuto la candidatura a segretario provinciale di Rocco Maugliani, che ha gestito la crisi di Nettuno (male a detta dei più) e fin da subito tra i più convinti sostenitori della necessità dell’espulsione dei dissidenti.
Dopo la nomina di segretario e Presidente, onore toccato al consigliere eletto Giacomo Menghini, si è entrati nel vivo del dibattito ed è stato proprio Menghini ad annunciare il rientro a pieni ranghi di Selva e Burrini.
“Le regole – ha detto – non possono diventare la negazione del dissenso. Burrini e Selva sono accolti oggi con affetto e dignità. Questo – ha poi aggiunto – è a mio avviso un segnale importante. Noi non siamo il partito del pensiero unico, come invece è per altri che fanno dell’omologazione un punto di forza e non riconoscono il valore e l’identità di chi alla fine si esclude. Noi non siamo i grillini, l’apporto di ognuno, anche nel dissenso, è importante, così come il confronto e se serve lo scontro”. Quindi a prendere la parola è stato Matteo Selva, primo nella lista locale a sostegno di Maugliani.
“Quando si è perso il contatto con la città – ha detto Selva – scegliendo il dissenso io e Nicola siamo stati espulsi per aver firmato le dimissioni della seconda giunta Chiavetta. Non pensavo di rientrare – ha aggiunto – ma per me il Pd è un’idea in cui credo al di là delle persone che in un dato momento magari non mi piacciono. Ancora oggi – ha aggiunto – non siamo in grado di fare un’analisi seria di quel periodo. Durante la seconda giunta Chiavetta abbiamo perso pezzi ed entusiasmo, oggi cerco di riportare quello che ho tolto. Maugliani fu l’artefice della nostra espulsione, gridammo più volte alla segreteria provinciale di venire qui a vedere cosa stava accadendo, prima della caduta si sopravviveva ormai da tempo. Oggi dico che Maugliani guidò male quel periodo ma oggi lo sostengo perché mi rendo conto che l’ortodossia delle regole ha un suo valore importante. Sarebbe ridicolo cambiare le regole secondo la convenienza, come fanno altri che oggi hanno il consenso dei cittadini. Ora dobbiamo impegnarci, tornare tra la gente, portare idee e iniziative, coinvolgere i giovani, che sono pochi qui davanti a noi, dobbiamo tornare ad essere punti di riferimento”.
Quindi a prendere la parola è stato Nicola Burrini. “Oggi – spiega – fa quasi sorridere la presentazione da parte mia di una della liste in favore di Maugliani. Dopo il blackout di comunicazioni con la segreteria provinciale per la caduta della giunta Chiavetta non riconoscevo più il Partito e si è arrivati allo scontro. Ma noi nel Pd non siamo palettari, non siamo persone che restano sedute su uno scranno senza dire una parola, ma persone pensanti. Maugliani all’epoca ha scelto di sostenere l’ex Sindaco e il partito in quel periodo è stato miope nel non voler vedere il problema. Maugliani ha fatto bene a cacciare Burrini e Selva – sottolinea – io lo capisco adesso, per una questione formale, allora vedermi messo all’angolo è stato brutto. Per portare avanti una convinzione è stato distrutto un lungo percorso all’interno di una formazione politica in cui credo, ma devo dire che nelle stesse condizioni lo rifarei anche oggi. Non abbiamo permesso che accadessero cose che non ci piacevano. Oggi sostengo Maugliani perché è dalla sconfitta che si deve ripartire. Siamo passati da 1000 a 300 iscritti, torniamo a fare politica per riprenderci il territorio”.
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