Home Politica Festa dell’Unità Anzio e Nettuno, il Senatore Cociancich parla di migrazione

Festa dell’Unità Anzio e Nettuno, il Senatore Cociancich parla di migrazione

Una buona partecipazione di pubblico ha caratterizzato l’incontro che il senatore democratico, Roberto Cociancich ha tenuto il 7 settembre

Al centro Gabriele Federici

Una buona partecipazione di pubblico ha caratterizzato l’incontro che il senatore democratico, Roberto Cociancich ha tenuto il 7 settembre presso la festa del Partito Democratico unitaria Anzio-Nettuno.

A moderare il confronto è stato Massimo De Meo, direttore della rivista “Iter Legis” insieme a Gabriele Federici, della segreteria del Pd Anzio e Angelo Pugliese, giornalista pubblicista e nel direttivo del Pd Anzio.

Il tema del meeting era “Migrazione e Cooperazione Internazionale. Domanda e risposta? Riflessioni su emergenza e propositi per il futuro”, legato al ruolo di responsabile a livello nazionale per il Pd di Cociancich, sul tema della Cooperazione Internazionale. Il dibattito è stato aperto da una presentazione da parte di De Meo, dello “stato dell’arte” sul fenomeno della migrazione, alla luce anche della sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha di fatto constatato come i paesi dell’Europa dell’Est tra cui spicca l’Ungheria di Orban, violino le norme comunitarie, quando rifiutano di accogliere in quota parte il numero di migranti che era stato stabilito nelle riunioni del Consiglio Europeo tra il 2015 e il 2016.

Gabriele Federici ha spaziato sulla dinamica della cooperazione internazionale intesa in Europa, non come sforzo congiunto di un blocco di 27 paesi uniti e coesi, ma come un coacervo di interessi contrapposti, dove spiccano molto spesso i “desiderata” delle ex potenze coloniali, come la Gran Bretagna e in particolar modo la Francia, tese più a “rapporti privilegiati” con gli ex domini più che a perseguire una finalità comune con tutto il resto dell’Unione Europea.

Angelo Pugliese nel suo quesito ha invece invitato Roberto Cociancich ad esprimere un parere su una affermazione dell’ex ministro Forte oramai vecchia di 8 anni, risalente ad una decisione presa al G8 dell’Aquila del 2009, in merito alla necessità di uscire da una cooperazione internazionale improntata solo sul puro assistenzialismo ma che al contrario dovrebbe essere “dinamica” e basata su investimenti su nuove tecnologie e rilascio di un adeguato “know how”.

A tutte queste domande, a cui si sono aggiunte due del pubblico inerenti una opinione sul modo di fare cooperazione internazionale, da parte della Cina nei confronti del continente africano e una specifica sulla necessità di un nuovo regime bilaterale sui tempi per il rilascio dei visti tra l’Italia e i principali Paesi africani, Cociancich ha cercato di dare le risposte più esaustive possibili.

Il ruolo della “capacità italiana” di immaginare un modo nuovo di fare cooperazione e di integrarlo in un quadro europeo davvero funzionante è stato esaltato dal senatore democratico, usando spesso il concetto di “realizzare non solo pozzi che si insabbiano”, ma al contrario di perseguire, di concerto con una grande parte del mondo della impresa privata italiana, un tipo di innovazione, di percorso finalizzato alla crescita delle future classi dirigenti, in cui il ruolo del nostro Paese spicchi oggi per contributo positivo e che domani possa ritornare utile come apprezzamento per una stabilizzazione democratica del continente africano.

In questo senso, la necessità di uscire dal puro assistenzialismo, seppure realizzato con tutte le buone intenzioni, per abbracciare un concetto di cooperazione improntato alla generosità soprattutto delle buone e nuove idee e quindi delle buone pratiche è per Roberto Cociancich è doverosa.

Il dibattito si è chiuso sulla riflessione che Cociancich ha fatto sul modo in cui la Repubblica Popolare Cinese sta facendo cooperazione internazionale in Africa come in altri Paesi in via di Sviluppo e di come, seppure con tutte le eccezioni che è doveroso sollevare in ambito di diritti civili e umani, quello che si sta realizzando da parte del governo di Pechino è comunque frutto di un progetto con una visione a lungo raggio, di cui l’Europa dovrebbe dotarsi presto e della quale l’Italia è pronta ad essere uno dei Paesi capofila.