“L’incendio divampato venerdì 6 maggio non può che essere considerato un vero e proprio disastro ambientale. Sono almeno 150 aziende agricole messe in ginocchio con danni alla salute che saranno calcolabili solo quando saranno noti i dati relativi alle concentrazioni di diossina, idrocarburi policiclici aromatici e, soprattutto, amianto. Pur comprendendo la volontà di non creare eccessivi allarmismi controproducenti nella popolazione, riteniamo che non siano state adottate sufficienti misure precauzionali subito dopo l’incendio e che sia giunto il momento di adottare seriamente piani di emergenza per situazioni come questa”.
Lo scrivono in una nota stampa i rappresentati di Sinistra Italiana Anzio – Nettuno, Rifondazione Comunista Anzio – Nettuno e Rifondazione comunista Federazione Castelli Litoranea.
“Appurati quelli che saranno i danni sanitari e ambientali – aggiungono – attenderemo l’esito delle indagini della magistratura per fare chiarezza su quanto accaduto, ma intanto delle riflessioni ci sembra doveroso farle: come è possibile che nonostante le segnalazioni provenienti dai cittadini da diverso tempo, nessuno sia intervenuto? Possibile che il Sindaco Fucci non abbia potuto far altro che inviare una lettera ad altre autorità, le quali peraltro non hanno mai risposto, scaricando su altri le responsabilità?
Oltre la rabbia e la frustrazione per un disastro che era evitabile ci chiediamo: quante altre situazioni analoghe ci sono nel nostro territorio? Secondo il rapporto regionale sulle ecomafie, nel solo 2015 nel Lazio si sono verificati 2255 infrazioni ambientali con 6 arresti e 540 sequestri. La mancata pianificazione, gestione e controllo nel settore dei rifiuti ci sta consegnando un vero e proprio campo minato. Dove sono le istituzioni? L’ARPA, che nel Lazio conta soli 500 dipendenti contro i circa 1000 delle agenzie Lombarde, Venete e Piemontesi, non ha poteri autorizzativi né regolamentari come in altri paesi. Inoltre la Regione Lazio, che da anni non si dota di un Piano Regionale dei Rifiuti come previsto dalla legge nazionale, ne sta per adottare uno che rischia di essere un mega-condono di impianti già autorizzati in situazioni analoghe a quello di Pomezia e spesso in zone del tutto inadeguate. Alla luce di questo inquietante contesto il Comune di Anzio non può più permettersi di tergiversare come ha fatto in passato e deve assolutamente ricorrere ad ogni strumento possibile per bloccare ogni tipo di impianto che in assenza di regolamentazioni adeguate è una potenziale bomba ecologica.
Crediamo sia arrivato il momento di rivedere tutto nel ciclo di gestione dei rifiuti, con maggiore presenza e poteri delle istituzioni pubbliche nella pianificazione e nel controllo, fino a prevedere la completa gestione pubblica, democratica e trasparente del ciclo dei rifiuti, sottratto in tal modo agli appetiti speculativi di ogni genere”.