Davanti ad un pubblico attento, ieri sera, nella Sala Fides ad Anzio il giornalista Giovanni Del Giaccio, con l’aiuto della collega Teresa Faticoni, che ha presentato l’evento, ha illustrato le idee e i principi del nuovo movimento #unaltracittà. “Questo è un movimento d’opinione che si propone di fornire il proprio contributo di idee alla crescita e allo sviluppo di Anzio – ha detto Del Giaccio – è un movimento fuori dagli schemi della politica in senso tradizionale ovvero delle “liturgie” dei partiti come li abbiamo conosciuti in Italia e qua, ma anche lontano dal populismo del guru. La credibilità dipende esclusivamente da noi, partiamo dal fatto che oggi lo siamo certo più di chi ha governato finora. Ci mettiamo la faccia, quella di persone che vivono del proprio e hanno deciso di impegnarsi. Noi non siamo contro la politica e abbiamo tanta voglia di realizzare qualcosa di importante per Anzio”. Del Giaccio, che per la sua città ha sempre manifestato grande passione, ci ha tenuto a sottolineare che non si tratta della nascita di un progetto politico, né della presentazione di una lista o della conta di possibili voti in vista del voto ormai prossimo. Certo è che da tempo di parla di una “discesa in politica” di Del Giaccio che con il suo blog offre una critica puntualissima all’attuale amministrazione di Anzio, che non brilla per le politiche portate avanti su una città in cui ci si trova di fronte a problemi serissimi e di difficile soluzione come la raccolta rifiuti.
“Fare il sindaco della propria città. A chi non piacerebbe, anche solo per qualche giorno… Bello, affascinante, difficile. La tentazione è forte e le strade per arrivarci sono diverse prima delle elezioni – ha scritto Del Giaccio proprio nel suo blog, il giorno dopo l’evento per spiegare le sue intenzioni – quindi dei cittadini che ritengono – da padroni assoluti – chi debba essere il loro rappresentante.
Ebbene con #unaltracittà abbiamo inteso fare altro. Chi scrive, che sul territorio è impegnato da anni in diverse forme (associative, giornalismo, volontariato) poteva tranquillamente rispondere alle certezze di tanti e dire: sì, voglio candidarmi. Anzi, sono il candidato. Si poteva andare da un partito, fare un’alleanza con chi rappresenta la politica anziate e ci ha portato nella condizione in cui siamo. Si poteva cedere alle lusinghe di chi dice “io ho 1000 voti” e di chi promette di portare con sé “cinque-sei consiglieri“. Ma sì, ti metti a tavolino, fai i conti, speri che vada bene (a loro è andata benissimo, finora) prometti qualcosa che non manterrai, ma saresti solo il nome nuovo e spendibile per una vecchia classe politica e dirigente. Se poi il tuo nome servisse, come “bandiera” nel Pd, per passare dal 20% di Bernardone alle ultime amministrative al 22% perché sei un po’ più conosciuto cosa avresti fatto? Nulla. E se pure il Pd fosse parte di questo discorso – alla pari con altri – sai che dovresti temere i “dinosauri” che nel ’95 non confluirono su Mangili e nel ’98 mandarono a casa Mastracci consegnando definitivamente la città al centro-destra. Ecco, è sbagliato partire dal sindaco, occorre prima vedere cosa vuoi fare, come e con chi. Nella presentazione di ieri di #unaltracittà (grazie ancora a tutti) qualche “paletto” è stato posto. Siamo un gruppetto di amici, niente di più, disposti ad allargare l’orizzonte e a confrontarci con chi vorrà portare le proprie idee”.