E’ tempo di lettere per il Sindaco di Anzio Luciano Bruschini che, sempre più, sembra dover svolgere a tempo pieno il ruolo di paciere in una maggioranza bizzosa, poco produttiva e piena di prime donne che ambiscono tutte alla ribalta per poi probabilmente avanzare la propria candidatura a Sindaco. Certamente nessuno di coloro che ha preso parte alla recente commedia degli addii e dei ritorni passerà alla storia per il lavoro svolto nel proprio ruolo, quanto invece per i comportamenti straordinariamente inappropriati, in un momento di crisi profonda per una città che ha tantissimi problemi e poche soluzioni. Questa volta a scrivere, dopo la Nolfi, la Cafà e la Salsedo, sono stati gli altri assessori, quelli con cui, secondo le colleghe “era venuto meno il principio di collaborazione e di collegialità che dovrebbe essere la leva del progresso per una buona amministrazione, in luogo di un sistema di accuse destinate ad evidenziare il nostro “fare troppo” ed a confondere un maggior impegno profuso per la città rispetto alla corsa per una maggiore visibilità”.
Si tratta di Patrizio Placidi, Alberto Alessandroni, Giorgio Bianchi, Sebastiano Attoni e del vicesindaco Giorgio Zucchini che, con una lettera aperta, hanno chiesto a Bruschini “un incontro urgente, che fa seguito alla nota diffusa ieri dai due assessori dimissionari Laura Nolfi e Roberta Cafà”. “Presa conoscenza di quanto contenuto nella nota del 21 luglio, a firma di Cafà e Nolfi nonchè della Consigliera Salsedo, ed evidenziato che in particolare occorre evitare incomprensioni che potrebbero ostacolare la buona amministrazione, i sottoscritti Assessori Ti chiedono la convocazione di un incontro urgente, con la presenza delle stesse, per approfondire le tematiche sollevate. I sottoscritti ribadiscono che i principi espressi sono altrettanto insiti in ognuno di noi e che da sempre ci hanno guidato nella nostra vita amministrativa; proprio per questo dichiarano la propria disponibilità a porre in essere ogni azione, politico-amministrativa, utile e necessaria, nella convinzione che ciò possa contribuire a ritrovare l’intento di continuare a lavorare insieme per la città”. Insomma dopo la discussione e le dimissioni, diciamolo chiarite solo in politichese, senza che nessuna delle parti in causa ritenesse di dover spiegare con chiarezza cosa non andava e chi aveva dei comportamenti inadeguati, ad essere pubbliche sono solo le richieste di confronto tra le parti. Un modo per non comunicare né da dove nasce la crisi, né tanto meno, come e perché si trovano le soluzioni.