E’ stata formalizzata il 12 luglio scorso la lettera di dimissioni dell’Assessore alle Politiche sociali del Comune di Anzio Roberta Cafà (che indiscrezioni vogliono in queste ore in fase di recupero con il primo cittadino, insieme all’altro assessore dimissionario, Laura Nolfi e alla delegate Valentina Salsedo). A quasi 10 giorni dalle dimissioni nessuna delle tre ha ritenuto di dover illustrare i motivi di questa improvvisa e “insanabile” frattura. A parziale chiarezza di eventi che restano coperti dal riserbo pubblichiamo la lettera di dimissioni della Cafà, che in parte accenna ai motivi della frattura. Ecco il testo integrale della missiva.
“La presente per comunicare che, con grande rammarico – scrive l’assessore rivolta al Sindaco Luciano Bruschini – decorso un anno dalla precedente comunicazione delle dimissioni immediatamente e formalmente da Lei respinte, prendendo atto che quanto da Lei indicato come elemento essenziale per proseguire l’incarico nella “stima e spirito di collaborazione” non risulta essere effettivamente stato mantenuto, sono costretta a presentare nuovamente l’irrevocabile rinuncia al mandato assessorile. Tale comunicazione venga presa come estremo atto di tutela nei confronti dei cittadini, tutti, e della sottoscritta che non ravvisa più le condizioni di trasparenza, corretta amministrazione, ed efficacia delineate nel programma elettorale e, soprattutto, non condivide più le politiche illogiche, arroganti ed incontrollabili che trovano teatro nella casa comunale. Dopo un anno di attenta osservazione ho compreso – mio malgrado – che tali dinamiche possono contribuire ad offendere ulteriormente la dignità umana ed in qualità di delegata alle Politiche sociali non potrei non prendere atto di un danno così emergente. Ritento infine – ha concluso la Cafà nella lettera – di aver condotto l’incarico fiduciario conferitomi mettendo a disposizione non solo il proprio tempo, le risorse e le conoscenze personali, ma soprattutto il desiderio di contribuire al rilancio di una Città che meriterebbe di essere, in primis, tutelata e promossa”.
Resta da vedere se “l’irrevocabile rinuncia al mandato assessoriale” resisterà alla prova del tempo.