Anzio – Terme, bocciato anche il progetto a Tor Caldara

Dopo la bocciatura del progetto delle terme a Lavinio nel comune di Anzio da parte della Regione Lazio, che segnalava l’esistenza di troppi i rischi rappresentati dalla presenza di gas tossici nel sottosuolo in quella zona, arriva un secondo No della Pisana Lazio per un secondo progetto termale da realizzare nella città di Anzio stavolta in zona Tor Caldara. Dopo la bocciatura all’iniziativa battezzata “Terme di Nerone” che un privato voleva realizzare nella zona Riserva della Torre, la Regione ha negato il permesso di ricerca di acque termominerali a una società che voleva mettere in piedi un progetto vicino all’area protetta. Sempre la stessa la motivazione per dire no a queste iniziative:  “il fattore di rischio eccessivamente elevato, per la presenza di gas endogeni non è rimovibile, né prevedibile e i valori rilevati nell’area non consentono di escludere rischi per la salute pubblica”. Dunque, secondo la Regione è “sconsigliabile creare un futuro polo di attrazione per le persone, che di fatto aumenterebbe il rischio di incidenti, in quanto, i valori rilevati non consentono di escludere rischi per la salute pubblica”. Rischi concreti, alla luce di un episodio avvenuto il 5 settembre 2011 quando, all’interno del circolo sportivo, si verificò un gravissimo incidente. Quattro operai, scesi in una vasca per i lavori che stavano compiendo su una piscina, rimasero intossicati dalle esalazioni di idrogeno solforato e uno dei loro perse la vita. Immediatamente si elevò il livello di attenzione sui pericoli presenti nel sottosuolo di Anzio e vennero avviati degli studi. Non solo, il Sindaco emise un’ordinanza per la sicurezza che riguardava anche i garage. La commissione regionale per le acque minerali e termali frenò il progetto a Riserva della Torre e Colaceci venne invitato a monitorare per un anno i gas in quella zona. Arrivarono quindi gli studi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e del Dipartimento di Scienze geologiche dell’Università Roma Tre, che evidenziarono come il sottosuolo di Anzio, in particolare di Lavinio e Tor Caldara, fosse interessato da emanazioni spontanee di gas endogeni, anidride carbonica, idrogeno solforato e radon, che si “manifestano costantemente e in alcuni casi con picchi di concentrazione di notevole entità”. Tanto a Lavinio quanto al Lido dei Pini è poi stato rilevato un vero e proprio “rilascio anomalo di gas endogeni”, soprattutto in zone con forte frantumazione geologica, come quella del Fosso dello Schiavo, vicina al circolo sportivo dove è avvenuto l’incidente mortale.