Si dice profondamente deluso per l’atteggiamento dei vertici di Forza Italia Massimiliano Rognoni nel comunicare alla stampa le sue dimissioni da portabandiera del partito e delegato alle trattative per la designazione del prossimo candidato a Sindaco di Nettuno. “Il sottoscritto Massimiliano Rognoni , portabandiera Fi Nettuno, simpatizzante ed iscritto a questo partito, dal lontano 1999, Vi scrive per manifestare lo stato di profondo malessere, mio personale e di tanti amici militanti e simpatizzanti – si legge nella lettera di dimissioni inviata al coordinatore provinciale Adriano Palozzi e a quello regionale Claudio Fazzone – la situazione di Nettuno ha portato alla luce, per l’ennesima volta, l’assoluta mancanza di dibattito, confronto, trasparenza e democrazia all’interno del nostro partito. Scelte calate dall’alto, senza coinvolgere la base, senza che i nostri iscritti, persone che hanno creduto e vorrebbero credere ancora nel messaggio del presidente Silvio Berlusconi, tenuti all’oscuro di tutto, con i soliti “giochetti” politici e senza l’opportunità di contribuire alle scelte importanti che oggi dovremmo prendere, abbiano potuto esprimere la propria opinione. Per questo ritengo la misura colma e denuncio l’impossibilità di continuare a gestire il partito in questa maniera. Non è questo il partito che sognavo, questa non è la Forza Italia che ha portato me, e come me tanti altri, a fare battaglie in consiglio comunale prima, in mezzo alla gente poi, per convincere il nostro elettorato ad aiutarci.
Chi, come me, fa politica con passione e spirito di servizio, non come professione, sottraendo tempo al lavoro e alla famiglia, sogna un partito che sia una piramide rovesciata, in cui è la base che confrontandosi democraticamente detta le linee guida, in cui sono i territori a poter, anche dopo accesi dibattiti se necessario, scegliere i propri rappresentanti, in cui, anche l’ultimo nostro elettore, possa sentirsi protagonista e parte attiva. Tutta questa vicenda mi lascia l’amaro in bocca, avevo accettato con generosità ed orgoglio l’incarico di portabandiera, con tutto me stesso ho tentato di rimettere in piedi i cocci di un partito che non c’era più, ho subito attacchi di ogni genere ma per il bene del partito ho mantenuto la calma. Per tutta risposta a questo mio atteggiamento, da parte vostra, vertici del mio partito, ho ricevuto assoluta noncuranza, delegittimarmi costante ad ogni azione politica. In questo momento, mi sento tradito ed umiliato. Umiliato come persona, perché non avendo mai avuto padroni, non vorrei averli neanche ora. Per l’ennesima volta temo si stia perdendo l’occasione, per l’ennesima volta i giochi di palazzo prevalgono sul buonsenso, per l’ennesima volta ci ritroveremo a domandarci il perché del calo di consensi. Anzi, questa volta ve lo domanderete perché io dico basta, io rassegno, con effetto immediato e senza possibilità di ripensamenti, le mie dimissioni da portabandiera FI”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, spiega proprio Rognoni è l’imposizione di una candidatura locale nei confronti della quale non c’erano preclusioni, ma la cui trattativa a livello locale non è mai approdata. “Non avevo preclusioni sul nome di Rodolfo Turano – spiega – che è quello che sta passando, tuttavia, sono sette giorni che cerco di parlare con lui e non con i suoi emissari, ma questo evidentemente non è possibile. A mio avviso le scelte per Nettuno vanno discusse a Nettuno – conclude – e non imposte da Roma. Ci sono documenti programmatici che girano da giorni e non sono mai approdati sul mio tavolo e io, delegato alla trattativa, non ho mai potuto stringere neanche la mano al candidato Turano, persona degnissima che tuttavia sembra essere più contento di parlare con i delegati romani che con quelli locali. Una situazione indigeribile”. Cosa farà – chiediamo a Rognoni in vista delle prossime elezioni?. “Ancora non lo so – risponde – questo è il momento della delusione. Mi confronterò con gli amici che da sempre mi sono vicini e decideremo insieme”.