“L’infinita e sterile querelle di epiteti ed offese scaturite dalla notizia di una presunta e colossale morosità di consiglieri comunali e loro conseguente incompatibilità, ci costringe ad alcune precisazioni che avremmo volentieri evitato nella certezza che i problemi della città siano ben altri”. Lo scrivono in una nota stampa i consiglieri comunali del Pd Ivano Bernardone, Maria Tersa Lo Fazio e Andrea Mingiacchi. “Sembra quasi che in questa strana vicenda si voglia in ogni modo omologare condotte e situazioni ben diverse e nostro malgrado ci viene forzosamente assegnato un ruolo che non ci appartiene: addirittura quello di chi avrebbe chiesto un documento politico di difesa dei consiglieri e censura del giornalista coinvolto; il contrario di ciò che abbiamo fatto e basterebbe rivedere le registrazioni della seduta del consiglio comunale per apprezzare che senza il nostro intervento la presunta incompatibilità di alcuni consiglieri non sarebbe stata nemmeno discussa. Premesso che contestiamo, da sempre, la condotta del Presidente del Consiglio di Anzio – aggiungono – dei cui eccessi siamo, da sempre, le prime vittime senza mai avere ne chiesto ne avuto le espressioni di solidarietà che invece ad altri pare spettino di diritto, ciò che vogliamo in particolare rimarcare è che abbiamo si chiesto un documento ma ne abbiamo anche auspicato i contenuti chiedendo in primo luogo che si ribadisse forte e chiaro che i consiglieri comunali devono pagare le tasse come e meglio di ogni altro cittadino specie se si tratta di tasse che loro stessi votano ed approvano. E’ per noi un problema di correttezza ed etica prima ancora che di legalità. Abbiamo poi chiesto ed ottenuto dal Presidente del Consiglio e dal Segretario Comunale l’impegno a produrre un’accurata relazione tesa ad accertare l’esitenza o meno di condizioni di incompatibilità nel consiglio comunale. L’unica cosa che il consiglio comunale può e deve fare per rivendicare la sua autorevolezza è proprio questo: chiarire se ci sono incompatibili e nel caso avviare la procedura per contestare l’incompatibilità a chi vi incorre e non certo in modo in modo indiscriminato a chiunque nel tentativo di fare di erbe ben diverse tutto un fascio, un vero favore sia ai veri furbetti del quartiere, se ci sono, sia ai qualunquisti che traggono vantaggio dallo squalificare la politica a prescindere. Infine reagendo più volte alle espressioni di diversi consiglieri e dello stesso sindaco abbiamo ben precisato che il giudizio sull’operato della stampa non può essere materia del consiglio comunale e che qualunque documento o atto derivi dagli approfondimenti che abbiamo richiesto questo non può e non deve contenere nessuna espressione di censura nei riguardi di un giornalista a cui si riconosce il diritto di fare il suo lavoro. Se qualcuno avverte l’urgenza di polemizzare con un giornalista – dicono ancora i consiglieri democratici – lo faccia altrove ma non utilizzando l’istituzione comunale, quella si tutela solo rispondendo ai cittadini lealmente con la verità. Sperando di avere chiarito a qualche osservatore distratto quale sia stata la nostra posizione ci chiediamo però dov’erano questi osservatori e la loro indignazione quando per anni ci siamo battuti denunciando incompatibilità ne presunte ne lievi, quando incompatibili e morosi di grande calibro, quelli si condannati a risarcire centinaia di miglia di euro, sedevano in consiglio comunale, nella giunta in senato e si ricandidavano senza remora nell’indifferenza totale. In certe campagne elettorali l’incompatibilità vera e grave non fa alcuno scalpore mentre nella nuova campagna, avviata nel peggiore dei modi, diventa clamoroso anche il ritardo nel pagare una bolletta. Le uscite di Borelli non ci sono mai piaciute ma nenache lo stupore e l’indignazione ad orologeria o la difesa del lavoro, della privacy e delle “libertà” solo quando si tratta delle proprie. Sopratutto non ci piace chi vuol farci credere che … “sono tutti uguali”.