Il Presidio organizzato dai volontari presso l’Ospedale di Anzio, per protestare contro i tagli, la carenza di personale, la progressiva diminuzione dei servizi e per ottenere un servizio migliore, Tac nuova compresa, non è un’iniziativa politica. Lo hanno sottolineato più volte i presidianti e noi siamo convinti che sia così. Un’idea e un obiettivo prima di un partito e una bandiera. Tuttavia quando il presidio ha presentato la sua iniziativa lo ha fatto comunicando nomi e sigle politiche di appartenenza dei presidianti. Sono partiti con i turni h24 il gruppo di Fratelli d’Italia, Noi con Salvini, Casapound Sovranità Anzio e Nettuno e Città futura. Vista “l’assonanza” politica, salvaguardando la purezza civile e civica della missione che ci si proponeva e ci si propone ancora, si poteva anche pensare ad una “prova di coalizione”: un progetto da portare avanti insieme in vista di accordi e di un percorso comune anche alle prossime elezioni. I primi a lasciare sono stati gli esponenti di Fratelli d’Italia. Lo scontro è nato dal trattamento riservato al consigliere regionale Righini quando è venuto a visitare l’ospedale. Il Presidio si è dissociato dalla “passerella”, Fratelli d’Italia si è dissociato dal Presidio. Un distacco in sordina, di cui non è stata data comunicazione ufficiale. L’altro ieri a lasciare è stato il gruppo di Città futura. Una separazione consensuale, senza discussioni o polemiche, ma di fatto una separazione. Città futura continuerà a raccogliere firme a Nettuno (e Anzio?) e amici come prima. Eppure quella che è stata annunciata “solo” come la fine di un’esperienza sembra più un divorzio, una prova di coalizione fallita sul nascere. E chissà se chi oggi si allontana dal Presidio e da chi ancora lo compone non si avvicini a qualcun altro.