“È stata approvata dal consiglio comunale , con voto contrario del M5S la fidejussione alla Capo d’Anzio per un milione e mezzo di euro per un prestito che la società chiederà alla banca, non sappiamo quale né conosciamo il piano finanziario di rientro – scrivono in una nota i consiglieri del Movimento 5 Stelle di Anzio Alessio Guain e Rita Pollastrini – erano presenti il Presidente della società professor Monti e l’amministratore delegato ingegner Jevolella, che poco hanno aggiunto a quanto già sapevamo, avendo letto i verbali dei consigli di amministrazione dove, la parola ‘sopravvivenza’ si ripete spesso.
La Capo d’Anzio ha debiti di milioni di euro, tra canoni concessori, debiti erariali e debiti verso lo stesso comune di Anzio ( la famigerata quota di fidejussione di 517 mila euro mai restituita e persino IMU), è gravata da innumerevoli contenziosi giudiziari e presenta incertezza di continuità aziendale, oltre che per l’intricata questione della concessione, su cui pesa un iter di revoca da parte della Regione, per ora sospeso ma comunque ancora aperto, ma anche per i bilanci, che sono in attivo solo grazie a aggiustamenti di poste
(legittimi dal punto di vista contabile) riguardanti diversi debiti, alcuni per via di rinuncia dei creditori, altri decisi unilateralmente col rischio di nuovi contenziosi (vedi debito verso socio Marinedi per i costi di progettazione o quello verso l’ex direttore del porto). Praticamente il bilancio va in attivo di pochi spiccioli senza che vi sia stato un effettivo incremento dei ricavi.
Oggi si chiede ai cittadini di fare un atto di fiducia concedendo alla partecipata questa garanzia al fine di avere una boccata di ossigeno, una iniezione di liquidità da usare per investimenti a breve termine, che dovrebbero portare a un incremento di ricavi tale da consentire la sopravvivenza della società ancora per il tempo necessario a un bando di gara per la costruzione del nuovo porto. Quello che aspettiamo da venti anni. Bando che ricordiamo, è andato due volte deserto, il primo per disinteresse del mercato verso
un’opera costosa e scarsamente remunerativa, il secondo per gli innumerevoli contenziosi societari primo far tutti quello con il socio (ex?) Marinedi che non permettono ovviamente a nessun investitore serio di proporsi, se non a qualche speculatore del cemento.
Una situazione quindi molto a grave, che nell’ultimo anno non è affatto migliorata nonostante un nuovo presidente, un nuovo CDA. Oggi si chiede un prestito ma a breve si chiederà di ricapitalizzare la società ossia immettere altri soldi pubblici per l’aumento di capitale ormai non più rimandabile.
E l’obiettivo? Resta sempre quello del grande megaporto, progetto ormai obsoleto, sovradimensionato per le effettive esigenze della città, inadatto alla nostra viabilità alle infrastrutture e all’assetto urbanistico del centro storico. Obiettivo da raggiungere come e quando non è stato chiarito.
Allo stato attuale ci è impossibile avallare un impegno economico sulle spalle dei cittadini solo su richieste di fiducia, e probabilità non supportare da piani finanziari e industriali che tengano conto dei rischi e delle reali possibilità di successo .
Infine un commento sulle parole del sindaco rivolte all’opposizione, accusata di dire no senza dare soluzioni alternative. Venti anni in cui il centrodestra ha usato il miraggio del nuovo porto come campagna elettorale permanente, in cui mai si è svolta un’assemblea pubblica coi veri soci, i cittadini. Venti anni in cui l’amministrazione si è circondata di eminenze grigie della giurisprudenza, dell’ingegneria, dell’arte della contabilità, di professori ed ex generali di Guardia di Finanza, e adesso venite a chiedere a noi la soluzione? Verrebbe da ridere se non fosse cosa terribilmente seria. Le responsabilità non possono essere equamente divise”.