Il Consigliere comunale di Nettuno, Roberto Alicandri, commenta la nota pubblicata dall’Inps per cui si annuncia che dal 14 ottobre “l’assegno mensile di assistenza sarà liquidato solo nel caso in cui risulti l’inattività lavorativa del soggetto beneficiario”.
“In altre parole si ha diritto all’assegno se non si lavora, indipendentemente da quanto si guadagna, altrimenti lo si perde – dice Alicandri – disabili condannati a restare a casa, senza lavoro e poveri. Se vogliono essere attivi e lavorare, devono rinunciare all’assegno di invalidità. Se invece vogliono tenersi l’assegno (da fame) da 287 euro al mese per 13 mesi, allora non devono lavorare. Dove per lavorare si intende un lavoretto al massimo da 400 euro al mese per non superare il tetto di reddito annuale, compatibile con l’assegno di invalidità. Una evidente follia che rischia di emarginare ulteriormente migliaia di persone affette da disabilità non grave dal 74% al 99%, impedendo loro di integrarsi socialmente a meno di rinunciare al sostegno a cui hanno diritto”.
Continua il Consigliere invitando ad un’azione legislativa: “A questo punto solo un nuovo intervento legislativo potrà mettere le cose a posto. Come è evidente a tutti, tranne ai dirigenti dell’INPS ed alla sua avvocatura, si tratta di una situazione inaccettabile. Per non parlare della rinuncia ad ogni tipo di indipendenza economica”. Poi conclude: “Togliere l’assegno di invalidità a queste famiglie è un atto ingiusto ed immorale e bisogna che tutti coloro che possono, politicamente e sindacalmente si mobilitino. Non è accettabile che ancora una volta nel nostro paese la parola inclusione venga svuotata del minimo senso di umana solidarietà per colpa di una assurda interpretazione burocratica”.