“Sono un piccolo artigiano della città di Nettuno, che passa il maggior tempo delle sue giornate chiuso nel suo laboratorio. Sono un fabbro che non ha mai chiuso la sua attività se non in casi eccezionali”. Lo scrive alla nostra redazione un imprenditore di Nettuno che racconta delle difficoltà a cui si va incontro e degli aiuti che al momento sono solo su carta. “Ma ci sono momenti che a dettar delle regole non sono solo le circostanze ma è il cuore che te li detta – spiega – e in un momento così critico a priori del decreto mi sono sentito in dovere per il bene mio e soprattutto delle persone che mi stanno accanto di chiudere la mia attività prima ancora dell’ultimo decreto annunciato nella tarda serata di sabato 21 marzo dal premier Giuseppe Conte. Il Governo nazionale promette degli aiuti ma nel frattempo i locali sono tutti chiusi con data da destinarsi, chissà quanti di noi non apriranno mai più. Mentre aspettiamo un contributo, io come tanti miei colleghi ci ritroviamo a pagare un affitto locale, dei finanziamenti, stipendio ai dipendenti. Visto e considerato con molta probabilità che il periodo di quarantena potrebbe essere prolungato (chissà fino a quando, speriamo di no), con tutta la gente che clandestinamente “passeggia” nei supermercati e per le vie della città, e i decreti restrittivi del governo che arrivano a singhiozzo, e con troppo ritardo, mi chiedo: che ne sarà di noi artigiani e commercianti? Troveremo le forza di ripresa?”. Questi i legittimi dubbi di un imprenditore di Nettuno.