Ardea e Pomezia

Tutela, ecco perché Legambiente dice no all’inceneritore di Pomezia

Nella giornata di ieri, nell’ambito del tour “Roma merita il meglio” dedicato alla formazione sulla gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti, c’è stato un appuntamento presso la biblioteca “Tullio De Mauro” in via Tiburtina. Legambiente Lazio ha spiegato le ragioni per cui è contraria all’inceneritore di Roma a Pomezia. “Siamo molto preoccupati della scelta fatta dal comune di Roma di legarsi per più di 33 anni e per una quantità enorme di rifiuti, 600mila tonnellate all’anno, alla tecnologia di incenerimento che già oggi è superata e poco rispettosa dell’ambiente e del principio su cui si basa l’economia circolare producendo, inoltre, CO2 che contribuisce ad alterare il clima. Siamo preoccupati perché l’inceneritore non chiude il ciclo ma ogni anno produce più di 100mila tonnellate di ceneri e 25.000 tonnellate di rifiuti pericolosi da smaltire. Siamo preoccupati perché la città rimarrà sostanzialmente sporca, in quanto continueremo ad avere i cassonetti stradali e l’esempio di Colli Aniene sta lì a dimostrarlo. Quando nel 2007 in quel quartiere è stato istituito il porta a porta si è avuto anche un deciso miglioramento della pulizia delle strade poiché il degrado più vistoso era dato proprio dai cassonetti stradali. Nel 2020 si è tornati ai cassonetti stradali con il risultato che è tornato il degrado. Siamo preoccupati perché si è bloccata la raccolta differenziata: è dal dicembre 2015 che Roma ha superato il 40% di differenziata e dopo 8 anni siamo ancora lì senza miglioramenti sostanziali. Si è bloccato anche il programma di estensione del porta a porta e non si vede un impulso alla costruzione di altri centri di raccolta (quest’anno solo un centro inaugurato). Ad oggi ci sono solo 14 centri, uno ogni 200mila abitanti. Per averne uno ogni 40mila, ne servirebbero 70 e quindi sarebbe necessario progettarne altri 56. I 13 centri di raccolta hanno contribuito, nel 2022, all’aumento della differenziata per più del 3%. Con altri 56 centri di raccolta potremmo avere un ulteriore incremento del 12%. Siamo preoccupati perché sarà difficile ottenere una riduzione della Tari in quanto i costi di conferimento all’inceneritore sono alti ed è alta anche la quantità di rifiuti necessaria ad alimentare l’inceneritore: 600mila tonnellate all’anno per più di 33 anni. Se poi in questi anni volessimo accrescere la differenziata siamo comunque bloccati dal contratto che ci obbliga a conferire quelle quantità”.
Fabiano Aureli