L’immigrazione è un tema che da sempre fa discutere. Tra velati razzismi e diffidenza, la paura dell’altro resta un tema scottante che in tempo di crisi rischia di ridurre il tutto ad una guerra tra poveri. Nettuno è stata investita dal problema grazie alla presenza di due centri imposti dalla Prefettura di Roma. Uno in via Sele,e dove i residenti, dopo un primo momento di smarrimento, hanno accettato la presenza di questi immigrati “tranquilli” in attesa di ricevere documenti e la possibilità di vivere e lavorare in Italia. L’altro centro, in via dei Tinozzi, a San Giacomo, dove i cittadini hanno avviato una mobilitazione per chiedere al Prefetto più controlli e sicurezza, ma in cui non si è registrato un solo episodio di criminalità, violenza o anche solo tensione tra i residenti e gli ospiti della struttura (che lo ricordiamo non ha l’agibilità ma nessun atto ufficiale è stato compiuto né per mettere a norma la struttura, né per sfrattare la coop che gestisce gli immigrati). Mentre sembra che lentamente nasca un equilibrio tra i cittadini e ospiti – sempre meno inquietanti ad ogni giorno che passa e in cui si fa più chiaro che sono uomini tranquilli, vittime di esperienze di vita spesso disumane, sopravvissuti a viaggi della speranza in cui hanno rischiato tutto, compresa la vita – si scopre che accanto a chi grida che “bisogna aiutare prima gli italiani” (è davvero possibile fare una classifica della miseria? Scegliere a chi si può voltare le spalle?) c’è anche chi si impegna attivamente per aiutarli. Gare di solidarietà per procurare cibo decente, vestiti adeguati alle stagioni, scarpe per l’inverno.
A questo percorso umano e sociale, che si spera sfoci in un’integrazione possibile oltre che auspicabile, si sovrappone quello giudiziario. L’inchiesta Mafia capitale ha tolto il velo al giro di affari che ruota intorno ai centri di accoglienza. Ha svelato che la guerriglia urbana a Roma nei quartieri che ospitavano gli stranieri era in parte pilotata per poter spostare i centri e spartirsi i soldi destinati all’accoglienza e all’integrazione. Su quelle situazioni, sullo smistamento di queste persone, sui soldi che girano intorno ai centri e a chi li gestisce si sta ancora indagando e Nettuno non è esclusa dalle indagini. Ma sembra evidente fin da ora che anche l’intolleranza è pilotata e che non sono certamente stranieri coloro che fino all’altro ieri hanno abusato di fondi pubblici per arricchirsi alle spalle di questi disperati.