Home Cultura e Spettacolo Biocampus, la dottoressa Grasso: “Tumore della mammella: prevenzione e cure”

Biocampus, la dottoressa Grasso: “Tumore della mammella: prevenzione e cure”

La dottoressa Antonella Grasso

È ormai nota a tutti la statistica che una donna su otto si ammala di tumore al seno: è un dato terribilmente triste da un lato, ma incredibilmente incoraggiante dall’altro, se si impara a guardare il bicchiere mezzo pieno.
Il carcinoma della mammella è la neoplasia più frequentemente diagnosticata nel sesso femminile, rappresentando il 30% di tutti i tumori. In Italia nel 2019 si stimano 53.000 nuovi casi diagnosticati di tumore al seno femminile, con numeri in crescita di anno in anno dovuti all’incremento dei controlli in molte aree del Paese. E’ il tumore più frequente in ogni classe di età: tra le donne di età inferiore a 45 anni è il 36,0% di tutti i cancri diagnosticati, tra quelle con età compresa tra 45 e 64 anni il 39,8%, e il 22,3% tra le donne ultrasessantacinquenni.
Al di là di un approccio più o meno ottimistico alla realtà, rimane il fatto che il tumore al seno è la neoplasia più frequentemente diagnosticata nel sesso femminile ed è la prima causa di morte per patologia oncologica nella donna.
Ormai è ben diffusa la cosiddetta “breast cancer awareness”; le campagne di sensibilizzazione, le associazioni femminili, le iniziative per promuovere la prevenzione dimostrano che nella popolazione c’è una precisa idea della dimensione del problema.
In uno scenario completamente mutato rispetto al passato, in cui le donne hanno piena e talvolta approfondita conoscenza di tutte gli aspetti correlati al tumore al seno, è necessario rispondere promuovendo la cultura della sostenibilità di trattamento e della multidisciplinarietà, quali elementi imprescindibili alla lotta contro il tumore al seno. Tale risposta è rappresentata dalle Breast Unit, centri di diagnosi e cura in grado di garantire un approccio integrato alla malattia, con il supporto di un team di professionisti dedicati in strutture tecnologicamente avanzate. La domanda è esigente e la risposta deve essere adeguata, sviluppando non solo un controllo di qualità per garantire equità, integrazione, tempestività e appropriatezza delle cure, ma anche assicurando la possibilità di guarigione nella consapevolezza che la centralizzazione del trattamento è correlata direttamente alla sopravvivenza. Si stima che le donne trattate in questi centri hanno una percentuale di sopravvivenza più alta del 18% rispetto a chi si rivolge a strutture non specializzate, e hanno anche una migliore qualità di vita;
In un siffatto quadro, delineato da eccellenza e alti standard di trattamento, non dimentichiamoci che la prevenzione del tumore al seno passa anche attraverso lo stile di vita: un’alimentazione equilibrata, basata sui principi della dieta mediterranea, lo svolgimento di una regolare attività fisica, l’astensione dal fumo e un consumo moderato di alcolici sono ad oggi considerati strumenti efficaci di prevenzione dell’insorgenza del tumore al seno e delle recidive nelle donne operate.
Il notevole tasso di incidenza dei tumori della mammella sembra sia dovuto a cambiamenti nelle abitudini di vita e a mutamenti negli schemi sociologici. Si stima che l’aumento del peso corporeo e l’inattività fisica, il fumo e l’alimentazione non corretta siano alcuni dei fattori di rischio che possono incidere fino al 25-33% di casi di carcinoma mammario.
Studi epidemiologici hanno dimostrato che l’attività fisica riduce il rischio di sviluppare un tumore al seno. Di recente, uno stile di vita sedentario è stato definito un fattore di rischio indipendente del livello di attività fisica, in particolare nelle donne con età inferiore a 55 anni. (Acta Oncol. 2017 Jan;56(1):75-80. Johnsson A et al.). In un altro studio alcuni autori hanno dimostrato che una certa quota di attività fisica anche dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore al seno riduce la mortalità fino al 32%. (Eur J Cancer. 2016 Oct; 66:67-74. Epub 2016 Aug 15.Ammitzbøll G. et al.)
L’indicazione è dunque di praticare regolare attività fisica, aggiungendo alla classica camminata quotidiana anche un impegno ulteriore in palestra, in bicicletta, in piscina, nella corsa, nel ballo o in qualsiasi attività sportiva di proprio gradimento: attività che vanno praticate almeno due volte a settimana come raccomandato da tutti i maggiori organismi internazionali sia prima, quale fattore preventivo, sia durante che dopo un tumore al seno.

Dott.ssa Antonella Grasso
Breast Unit Campus Bio-Medico di Roma