L’associazione culturale “Train de vie” nasce nel 2008, con lo scopo di promuovere eventi artistici nel territorio, con una particolare attenzione al settore infanzia. Nel corso degli anni, collabora con molte realtà del territorio e arricchisce i suoi repertori, sempre diversi con diverse discipline artistiche, in particolare con la musica. Da circa tre anni propone spettacoli di beneficenza a favore dell’ Unitalsi Sottosezione di Albano che opera sul territorio di Nettuno, collaborazione nata per caso, per aiutare un progetto unico nel suo genere permettere a un malato in difficoltà economiche di recarsi a Lourdes. Con gioia, Train de Vie, anche quest’anno ha proposto lo spettacolo “STASERA CHE..SERA!!” spettacolo & pizza presso il Kinsale Irish Pub, il cui ricavato, al netto delle spese organizzative sarà devoluto all’UNITALSI gruppo Nettuno.
E’ vero una collaborazione nata per caso, riferiscono Elisa e Francesca dell’Associazione Train de Vie, come direbbero le sorelle di assistenza e i barellieri Unitalsi “nulla avviene per caso”. Nell’ arco di questi anni, abbiamo avuto il piacere di conoscere persone uniche che ci hanno contagiato e affascinato nell’intimo, pur senza essere mai salite su un Treno bianco ma i volti di gioia dei malati presenti anche questa sera , nonostante l’evidente sofferenza ci hanno colpito e siamo certe che sul “Treno Bianco” ogni sconforto, depressione e mestizia sono assolutamente banditi. Una gioia incontenibile la nostra e di quanti hanno questa sera collaborato con noi, aiutare chi è “meno fortunato” ad avere la possibilità di effettuare un viaggio…il viaggio della speranza ritrovata.
Un giorno sui binari dentro un nostro Treno Bianco, è l’augurio che ad ognuno dei presenti ha rivolto il Presidente Pietro CORTI dell’ Unitalsi Sottosezione di Albano che non è solo un riempire pagine di appunti e le schede digitali della macchina fotografica, è uno sorprendente ribaltamento di prospettive sui nostri poveri crucci quotidiani. Qui, il sacrificio è la norma per centinaia di volontari, e non una fastidiosa eccezione. Non è turismo religioso. È pellegrinaggio, forse l’unico da fare, perché crudo, essenziale, semplice come deve essere la fede.
Il treno è un paese che viaggia: 600 abitanti, una chiesa senza campanile, cucina e ospedale nell’ultimo vagone: la “carrozza barellata”, attrezzature a cura dell’Unitalsi. Così come la carrozza-cucina e quella, un vagone postale, trasformata in chiesa parrocchiale. L’organizzazione è efficiente, ci sono medici, infermieri, sacerdoti, volontari per ogni mansione, dalla pulizia alla distribuzione dei pasti, alla raccolta dei rifiuti, rigorosamente differenziata, cuochi, addetti ai bagagli. Il ritrovarsi insieme è un appuntamento consolidato del quale non si può più fare a meno, sottolinea il Presidente, e la riscoperta della forte appartenenza alla vita cattolica sono la forza che spinge veloce ogni treno verso Bernardette, con il pensiero rivolto solo alla grotta con destinazione Lourdes.
Sul treno s’intrecciano storie. Ci sono le “dame” dell’Unitalsi, che sorridono sempre. Si chiamano “sorelle”, e una divisa le fa tutte uguali. Qualcuna ha un cognome importante, ma qui non conta. Ci sono avvocati, dirigenti d’industria, impiegati, infermiere, operai, storie di fede perduta e ritrovata per l’esempio di un malato. S’intrecciano ragionamenti sulla sofferenza e la speranza. Una sola domanda ti fulmina ogni volta: “A Lourdes sono tutti nella stessa condizione davanti alla grotta, sani e malati. Ma davvero siamo noi i sani?”.