“Buoni Assassini”, il delitto Varani raccontato da Emilio Orlando

“Buoni’ assassini”: le ombre e gli incubi sulla morte di Luca Varani. L’esegesi del delitto a firma del giornalista Emilio Orlando, di recente attivo anche a Nettuno in qualità di ufficio stampa, in uscita per Bonfirraro. Roma. Interno. 4 marzo 2016. Marco Prato e Manuel Foffo – rei confessi che adesso si accusano a vicenda – quella mattina torturarono, seviziarono e uccisero il giovane Luca Varani.

Sembrerebbe una sceneggiatura, ma è cronaca di appena ieri. Perché è successo? Cosa c’è dietro? Cosa c’era in quella palazzina del quartiere Collatino, una periferia non periferia, dove si è consumato uno degli omicidi a sfondo sessuale più efferato dell’ultimo ventennio. Compiuto “soltanto” per vedere l’effetto che fa.

Emilio Orlando, giornalista romano de La Repubblica, da questo marciume ne ha tratto un libro di inchiesta che sembra poesia, un noir che sembra thriller, ma che purtroppo è cronaca. Nera.

Dallo scandaglio dell’animo dei protagonisti, dalle carte dell’inchiesta, dalle più atroci confessioni, viene fuori, infatti, “‘Buoni’ assassini. Genesi di un delitto – Il caso Varani”, in uscita per Bonfirraro editore, che punta il dito non solo e non soltanto sugli autori del folle gesto, ma anche sui padri e sulle genitrici, sulla testa di una delle quali si è consumato l’orrore. E punta il dito anche contro Roma. Una città sempre più insanguinata, vittima dilaniata e malata, anch’essa, di una violenza diffusa che sembra inarrestabile, come testimonia l’ultimo, atroce e inspiegabile delitto di Sara Di Pietrantonio, l’ennesimo femminicidio che è cronaca di queste ore. Orribile, inspiegabile cronaca. Nera.

Di fronte a questa atrocità, Roma e le sue periferie – dove mattanze del genere fino a pochi anni fa si contavano forse sulle dita di una mano – giacciono sullo sfondo, diventandone complici silenziose e omertose. I protagonisti dell’inchiesta sono, dunque, anche i palazzi della periferia est, scrostati e sporchi, a volte, come sporca può essere un’anima vagante. I protagonisti sono le feste mondane e sono le nuove app sui cellulari che confondono e connettono, dando l’impressione di collegare anche l’al di là. La protagonista è anche Roma, quella capitale che si perde tra mille direzioni, di cui rimane soltanto la struggente, decadente, grande bellezza.

I protagonisti sono anche il sesso, la droga, tanta – e i tanti soldi per comprarla – le trasgressioni, come infinite varianti del sé… come una continua ricerca di un’identità, persa o mai posseduta, così come la direzione. Il vuoto, il nulla. E allora chi è Marco Prato? Chi è Manuel Foffo? Profili seriali su cui consumare chilometri d’inchiostro. E chi era Luca Varani? Perché scelto come vittima sacrificale? Perché è stato l’unico a rispondere a quel breve, maledetto, messaggio? Tantissimi sono gli interrogativi che affollano gli inquirenti, ma quante sono le domande che annebbiano e offuscano la mente di sei genitori?

Diverse le classi sociali, diverse le possibilità economiche, diversi i modi di agire e di reagire a una tragedia che ha scosso l’opinione pubblica per i particolari più raccapriccianti. Particolari assurdi per un delitto assurdo, consumato soltanto “per vedere l’effetto che fa”. Una cronaca che, per la perfezione stilistica con cui è stata concepita, somiglia a un noir ben congeniato, di cui Imma Giuliani, nota psicologa e criminologa romana, cura la prefazione.

Doveva essere solo un party. Uno di quelli che va per la maggiore nelle serate della capitale, nella movida romana, dove alcune le feste, tra sesso alcol e droghe, possono andare avanti anche per sei giorni di fila. Diventa invece, una delle scene del delitto più struggente degli ultimi anni, una vera e propria mattanza avvenuta come al di fuori del resto del mondo. Un sacrificio, un’esecuzione, un dramma. E soltanto “per vedere l’effetto che fa”. Un assassinio che, se per alcuni aspetti appare freddamente e implacabilmente chiaro e spiegabile, resta per altri ancora incomprensibile e fitto di enigmi. Le indagini della procura di Roma scavano nelle ultime ore di vita della vittima e nei momenti di sballo degli assassini per cercare di decriptare un enigma, che sembra fondare su una vera mancanza di movente. Orlando congegna bene le sue due anime di narratore e cronista, un modo inedito di raccontare un fatto di attualità come un delitto senza cedere allo ‘spettacolo della crudeltà’, ma senza mai tralasciare gli elementi emersi durante le indagini. Emerge, così, la cronaca criminale di una città vista dall’alto. Come analizzata dagli elicotteri della Polizia che quotidianamente ne solcano il cielo. Un viaggio, dunque, attraverso una racconto ben costruito su due piani narrativi. Il primo utilizza un linguaggio letterario fitto di riferimenti a figure mitologiche, a miti e totem di ieri e di oggi, di citazioni letterarie, cinematografiche e socio antropologiche, ispirandosi, in punta di piedi, anche alle ultime teorie psicoanalitiche.

L’altro piano essenzialmente giornalistico, adotta stilemi linguistici diversi ma tipici della cronaca nera e giudiziaria. Infine, rivelazioni con particolari inediti e sconcertanti vengono forniti al lettore attraverso la pubblicazione di alcuni atti dell’inchiesta. Perché si vuol far spazio alla verità. Perché quel giorno di marzo Luca Varani venne ucciso. “Per vedere l’effetto che fa”.

L’autore

Emilio Orlando è giornalista di cronaca nera e giudiziaria per La Repubblica. Ha seguito i maggiori casi di nera accaduti negli anni a Roma e in provincia. Specialista in dinamiche criminali e sociali, si occupa anche di fenomeni come la ludopatia e le dipendenze. Autore di prefazioni e presentazioni di libri “noir” aventi come argomento crimini e inchieste giudiziarie, è profondo conoscitore ed esperto di tutti i casi criminali italiani che hanno riempito gli annali della cronaca e collabora come opinionista tutti i giorni presso “Radio Roma Capitale” nella trasmissione di cronaca e attualità “Ma che parlate a fa’” condotta da Paolo Cento. Interviene presso Rai Uno e Sky nelle trasmissioni, telegiornali e negli spazi dedicati ai casi di cronaca Nera. Appassionato di cinematografia, letteratura classica di autori greci e latini, ma anche del ‘900 in particolar modo della produzione letteraria di Leonardo Sciascia e di Carlo Emilio Gadda. È dirigente del “Sindacato Cronisti Romani” e membro dell’Unci, “Unione nazionale cronisti italiani”.