Nettuno – Rieti Repubblicana, la ricerca di Cappellari

Nel 2014, durante le attività del Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti, era stata annunciata l’uscita di un imponente lavoro sulla Repubblica Sociale Italiana nel Reatino curato dal Dott. Pietro Cappellari. L’attesa è terminata grazie all’interessamento della Herald Editore che ha supportato l’impresa culturale, dando alle stampe un tomo di oltre 800 pagine, che sarà presto disponibile in tutte le librerie ed ordinabile sul sito della casa editrice (heraldeditore@libero.it).

«E’ con immensa soddisfazione che presento questo studio decennale sulla Repubblica Sociale Italiana a Rieti – ha dichiarato Cappellari –, un lavoro che ha avuto una lunga gestazione e che ha dovuto affrontare numerosi problemi, tra cui il boicottaggio sistematico delle Amministrazioni comunali di destra e di sinistra del territorio che, di fronte ad un’opera scientifica revisionista della storia di questa provincia, si sono ritirate in perfetto ordine. Nel 70° anniversario della RSI, abbiamo quindi deciso di “metterci in proprio” e promuovere – nonostante gli ostacoli frapposti dai politici locali – una riflessione pubblica su quel lontano periodo storico, una riflessione libera da quella sudditanza morale all’antifascismo di fantasia che ha distorto la storia ed inventato fatti mai accaduti. Il Comitato così costituito ci ha permesso di tornare sul territorio e riscrivere la storia di questa provincia tra il 1943 e il 1944. Il libro, che ha ispirato l’azione del Comitato, costituisce il premio dei nostri sforzi. Si tratta di un volume unico nel suo genere, oltre 800 pagine per narrare quello che accadde nel Reatino durante la RSI come nessuno ha mai fatto, per malafede, per cupidigia, per mancanza di coraggio. E questo è molto importante se si pensa che per la maggior parte degli studiosi la RSI in questa provincia non è nemmeno mai esistita. Ogni riferimento al fascismo repubblicano è  stato “mutilato” dalla mancanza di conoscenza, dalla volontà di cancellare la Repubblica Sociale Italiana come Stato di fatto e di diritto. Si parla sempre genericamente di “guerra”, oppure si tirano in ballo i fascisti repubblicani solo quando si tenta – maldestramente – di attribuire loro i più svariati crimini, solo per sfruttare politicamente tragici episodi verificatesi tra il 1943 e il 1944 in queste contrade. Un modo di procedere macabro, quello di sfruttare i morti per diffondere l’odio politico. Ebbene, questo studio – finalmente – supera questa impostazione ideologica, riportando i fatti, i documenti, la storia, la realtà, in primo piano; abbattendo miti consolidati, epopee false, glorie inventate da pennivendoli che, nel corso dei decenni, si sono tramutati in romanzieri politici, anziché in storici. E’ così che scopriamo come la RSI, anche nel Reatino, fu uno Stato efficiente, seppur con tutti i suoi limiti dovuti ai drammi dell’8 Settembre, del tradimento monarchico-badogliano, dello squagliamento del Regno d’Italia e delle sue Forze Armate, dell’occupazione germanica e dell’avanzata inarrestabile del rullo compressore angloamericano. Ebbene, in questo scenario drammatico e senza speranza vi fu chi, per considerazioni altamente patriottiche, non volle tradire e scelse di continuare a combattere al fianco dell’alleato germanico per l’Onore d’Italia. Non si trattò di retorica, molti giovani reatini scelsero di arruolarsi nelle costituende formazioni repubblicane, scrivendo una delle pagine più belle del volontarismo di guerra italiano. Il loro sacrificio non teme confronti. Abbiamo calcolato in 73 i reatini caduti servendo la RSI (dato ovviamente riferito al minimo documentabile). Qualcosa di straordinario. Ma non solo. Per la prima volta è stato possibile scrivere una storia organica di quello che accadde in queste contrade, smascherando menzogne cristallizzatesi in decenni di propaganda politica antifascista. E così che abbiamo riscritto la storia della cosiddetta “battaglia” di Poggio Bustone, in realtà una strage senza precedenti nella regione, un fatto dal quale poi scaturì la reazione italo-tedesca contro il movimento di guerriglia che si muoveva indisturbato sulle montagne. Una reazione che non solo liquidò in poche ore le formazioni dei ribelli – la famosa Brigata “Gramsci” – senza sparare un sol colpo, ma che provocò una serie di stragi impressionanti tra la popolazione civile, lasciata in abbandono da chi, fino al giorno prima, si magnificava della sua forza.

Il massacro di Poggio Bustone del 10 Marzo 1944 merita un posto particolare nella storia della RSI: fu la più grave strage partigiana registrata fin ad allora in tutto il Centro Italia e fu la prima azione di polizia durante la quale cadde un Questore della Repubblica Sociale Italiana. Sarebbe un errore, quindi, pensare di trovarsi di fronte a uno studio di storia locale. Non esiste ancora un lavoro organico sulla storia della RSI, anche perché questa esperienza fu il sommarsi di storie locali e solo partendo dalla loro comprensione si può conoscere cosa effettivamente fu la Repubblica Sociale Italiana nel suo complesso. Questo lavoro, per l’appunto, ha l’ambizione di far comprendere cosa fu realmente la RSI partendo da come questa venne realizzata in un luogo preciso, la provincia di Rieti, una provincia che fino ad oggi si ignorava facesse parte dello Stato mussoliniano nato dopo il dramma dell’8 Settembre. Rileggendo queste pagine di storia, libere dall’odio politico antifascista, si può finalmente comprendere l’importanza storica della RSI, portando dati concreti e limitandosi alla realtà dei fatti. Anche di quelli più dolorosi, quelli per decenni coscientemente eliminati dai libri di storia perché non si potesse smascherare il castello di menzogne edificato dalla vulgata antifascista. Le numerose violenze partigiane registrate, come l’orribile ed ingiustificato omicidio di Iolanda Dobrilla o la strage partigiana di Morro Reatino del 19 Maggio 1944, la dicono lunga su cosa effettivamente fu la Resistenza e su cosa e su chi i giovani di oggi dovrebbero identificarsi. Al termine di questo studio, dove per la prima volta sono elencati i caduti della RSI della provincia di Rieti e tutti gli esponenti della Repubblica Sociale Italiana che hanno trovato la morte in queste contrade, abbiamo fatto un’escursione sull’occupazione britannica del territorio e su tutto quello che avvenne in quei mesi di “ritrovata libertà”. Episodi orribili, per decenni dimenticati, sono così tornati alla luce, dimostrando come quella che fu chiamata “liberazione” fu, in realtà, solo la fine dell’Italia come Stato nazionale sovrano, degno di una missione e di un primato da esercitare nel mondo. Iniziava allora la corruzione politica e morale di un popolo».

Lo studio di Cappellari sulla provincia di Rieti riporta in primo piano l’importanza storica della Repubblica Sociale Italiana nel contesto della storia della nostra Nazione, grazie anche ad una lunga introduzione in cui si evidenzia il fondamento storico-giuridico della RSI. Un’opera – tra le più complete mai scritte su questo periodo storico – che farà certamente parlare a lungo di sé, non solamente per gli oltre 2.000 personaggi citati nel libro, le decine di foto inedite pubblicate, i documenti ritrovati, le scoperte storiche ed i tanti misteri che aleggiano su questi monti e che attendono ancora una risposta. L’opera si inserisce in uno studio più ampio, una vera e propria trilogia sulla RSI sull’Appennino Umbro-Laziale. Infatti, nei prossimi mesi Cappellari darà alle stampe un analogo volume sulla provincia di Terni ed ha già iniziato la scrittura dell’ultimo capitolo: la storia della Repubblica Sociale Italiana in provincia di Perugia. Si tratta di tre provincie del Centro Italia che per decenni hanno ignorato la RSI, che vengono così restituite alla storia della nostra Patria, libere dai condizionamenti politici ed ideologici che per troppo tempo ne hanno mistificato la conoscenza.

Claudio Cantelmo