Una rappresentazione commovente e sentita quella organizzata oggi, dalla Chiesa dei Santi Pio e Antonio, in collaborazione con la Capitaneria di Porto, la Croce rossa, la Protezione civile e gli Scout del gruppo Agisci sul molo neroniano del Presepe vivente. In nome dell’Anno della misericordia, voluto da Papa Francesco, la Chiesa ha voluto far rivivere, facendo sbarcare sul molo la Sacra famiglia, il dramma dell’immigrazione che sta avvelenando le nostre coste con le troppe stragi del mare. “Vogliamo rappresentare con uno sbarco il dramma dell’immigrazione – recitava la voce narrante dall’altoparlante – di tante famiglie in fuga, senza una casa, che si trovano in un posto nuovo, di fronte alla diffidenza dei cittadini. Un posto in cui vengono controllati e relegati in una grotta, senza nessuno pronto ad offrire loro ospitalità”. E Giuseppe e Maria, una bella ragazza di colore, sono sbarcati sul molo e, con il sostegno della Capitaneria e dei volontari (presenti sul molo a garantire la sicurezza dei presenti e la viabilità durante il percorso fino piazza Pia gli agenti della polizia municipale) sono giunti fino in piazza Pia dove, insieme agli altri profughi, ultimi al mondo, sono stati prima registrati dalle autorità, poi si sono rifugiati in una tenda da campo, dove è nato Gesù, alla presenza di tanti piccoli angioletti, dei pastori, e di tutti i ruoli del Presepe. Il tempo di riprendersi, di raccontare una storia vecchia duemila anni, che tutti conoscono ma molti faticano a comprendere, poi Maria, Giuseppe e il bambinello sono entrati in chiesa per la Messa serale. L’accoglienza è e resta un fattore determinante della cristianità, dell’umanità. Ce lo dice la Bibbia, la chiesa e ad ascoltarlo, anche il cuore.