Da Pomezia al Festival di Sanremo 2024 con i suoi passi di danza ha conquistato il pubblico da molti palcoscenici, ma ad oggi Gabriele Riccio può spuntare nella sua lista di cose da fare di aver ballato anche sul palco dell’Ariston. Trentaquattro anni, alto un metro è ottantanove e la sua carriera da ballerino parte da Pomezia, Gabriele ci racconta come è andata questa esperienza che lo ha visto in diretta in Eurovisione sul palco del Festival della canzone italiana nella coreografia di “Ma non tutta la vita” con i Ricchi e Poveri.
Ciao Gabriele, ben tornato da Sanremo, allora come stai? È stata una settimana impegnativa?
Bene grazie. È stata una settimana intensa piena di esperienze incredibili. Stare nella stessa stanza con tanti artisti incredibili è veramente pazzesco e mi ha riempito di energie.
Hai preso parte alla coreografia dei Ricchi e Poveri, come è stato lavorare con loro?
Sono stati una rivelazione per me, due bombe nucleari che ci hanno investito con la loro carica e voglio di divertirsi insieme a noi. Angelo un signore e Angela una forza travolgente.
Angelo e Angela si sono dimostrati una forza in questa edizione del Festival della Musica italiana, grintosissimi e pieni di vita. È un’energia che è arrivata anche a voi?
Assolutamente, hanno portato una ventata di aria fresca e credo che questo si è potuto vedere in tutte le esibizioni del festival. Era una grande festa che ha coinvolto proprio tutti da chi si trovava all’Ariston a chi era a casa davanti la tv.
Come è arrivata la chiamata per Sanremo? La tua prima reazione?
Per l’esibizione mi ha contattato la coreografa Irma Di Paola, straordinaria mente che ha saputo creare qualcosa di elegante e unico che è arrivato al pubblico, unendo un gruppo totalmente diverso fra di loro ma perfettamente bilanciati insieme.
Come è stato salire sul palco dell’Ariston? L’hai affrontata come tante altre esperienze o il fatto di essere in Eurovisione ti ha messo un po’ di agitazione?
Ti posso dire che l’Ariston è l’Ariston. tutti siamo cresciuti con Sanremo e il festival. Calcare quel palco è stata una grande emozione. Come se fosse stata la prima volta su un palco. La responsabilità era enorme e si sentiva il peso di un evento così grande e prestigioso.
Parliamo di te. So che ti alleni moltissimo e con costanza, quanto sacrificio c’è dietro questo risultato?
Devo dire di sì. C’è molto sacrifico nella preparazione fisica e stilistica di un ballerino. Nel mio ultimo lavoro, Ciao Darwin, ho dovuto affrontare una preparazione atletica molto faticosa. Questa comunque diventa un’abitudine per chi affronta il mio lavoro.
Come ti sei avvicinato al mondo della danza?
Avevo già 15 anni, quindi età tardiva per un ballerino, ho iniziato per strada ballando insieme ai miei amici quasi per gioco. Dopo di che mi sono sempre più appassionato e ho voluto ampliare i miei studi sull’hip hop. Così sono andato a Roma per seguire degli studi con il mio maestro Simone Ginanneschi, coreografo di fama nazionale. Da lì è stata tutta una salita.
I tuoi prossimi impegni?
Tanti ma per scaramanzia non dico niente, spero di continuare ancora a calcare palchi importanti come l’Ariston in futuro. Per il momento incrociamo le dita.