Cultura e Spettacolo

Parco Martiri delle foibe, Alberto Sulpizi: “Dante non è fascista”

“Dante non e’ fascista. È la notte, forse,  di sabato 9 aprile del 1300, quando Dante e Virgilio stanno per  entrano in Dite ( IX canto dell’Inferno): e’ il 9 settembre del 2021 quando quel passo scritto del IX Canto dell’ Inferno, sulla pietra di un modesto Parco in ricordo dei Martiri delle Foibe a Nettuno, viene cancellato, asportato,  non so da chi, perché,  ma soprattutto su suggerimento di chi … io sono anziano, pur avendo fatto il liceo classico ed amando Dante,  ne ho vaghi ricordi,  ma chiunque essi siano,  io ne ho vaghi ricordi,  lorsignori non lo conoscono affatto. E’ il canto dei dubbi di Dante e dei timori  di Virgilio. Il IX canto dell’Inferno ha  atmosfere inquiete ( guarda un po’ a volte …) per Dante e Virgilio,  infatti  attendono il messo celeste per  proseguire il viaggio. Virgilio e’ preda di dubbi,  Dante vittima di paura. Mi ricorda qualcosa questa inquietudine di Virgilio,  che fa arrivare Dante a metterne in discussione l’autorità:  “sei sicuro di conoscere la strada” ? Ma la conoscenza di Virgilio e’ limitata, e per giunta arrivano tre furie, creature infernali, per  questo motivo Dante si copre gli occhi per non vedere ( già ?!). Le tre furie vogliono impedire il proseguo del cammino di Dante, il viaggio,  solo il soccorso celeste può consentire il proseguire di questo viaggio in corso. E’ l’ allegoria della necessità che per superare gli ostacoli non basta la ragione,  ma serve la grazia divina,  solo col suo intervento i dannati fuggono come rane davanti ad una biscia (chiaro rif. alle Metamorfosi,  Ovidio,  libro VI):  finalmente si intravede la città e Dante e Virgilio entrano senza alcuna opposizione. A questo punto Dante, desideroso di vedere la condizione dei dannati, volge intorno lo sguardo scorgendo ovunque delle tombe simili a quelle dei cimiteri di Arles e di Pola. Dante chiede spiegazioni a Virgilio e il maestro spiega che dentro ci sono le anime degli eretici e dei loro seguaci!  “Sì come ad Arli, ove il Rodano stagna/Sì come a Pola presso del Quarnaro/Che Italia chiude e i suoi termini bagna.” (questa e’ la frase divelta … chissà perché poi … ) Ora, mentre il cimitero di Arles era piuttosto celebre nel Trecento (una leggenda narra che fosse sorto in una notte per dare sepoltura ai soldati di Carlo Magno), della necropoli di Pola  non se ne sa nulla … Qualcuno  ritiene che nel corso del suo esilio e del suo peregrinare, Dante abbia soggiornato nella penisola istriana, identificando nel Quarnaro uno dei naturali confini dell’Italia “di dolore ostello”. E per  la tradizione locale: chiunque abbia frequentato quelle straordinarie  terre sa che da sempre si racconta del soggiorno di Dante presso l’abbazia benedettina di San Michele in Monte. … questo Dante itinerante che ricorda i  luoghi in cui, dolorosamente, è costretto a muoversi in esilio forzato dalla sua città e che li rende immortali nel sua Divina Commedia a me  piace e non mi crea nessun malumore. Dispiace che qualcuno l’ abbia frainteso (spero non per politica) … e termino chiedendo venia a tutti i professori di Lettere che si imbatteranno in queste poche righe,  per la pochezza dei miei ricordi,  ma oggi non faccio letteratura: è critica,  neanche tanto costruttiva”.  Alberto Sulpizi.