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Nettuno, Parcometri: assoluzioni per Faraone e Capuano

Assolti per il caso parcometri Gianluca Faraone e Carmine Capuano che erano accusati di falso ideologico per una determina risalente al 2009

Ci sono voluti sette anni di processo e alla fine Gianluca Faraone, allora dirigente dell’area economico-finanziaria del comune di Nettuno, e Carmine Capuano, ex responsabile dell’ufficio Demanio, sono stati assolti dall’accusa di falso ideologico in merito alla determina di affidamento dei parcometri risalente al 2009, dopo la cessazione del rapporto tra l’Ente e la Promur. Alla base delle indagine c’era la frase “espletata l’indagine di mercato” che faceva presupporre che ci fosse stata una gara che invece non era stata fatta. Allegati alla determina, però, c’erano anche i preventivi allegati che la Poseidon aveva raccolta dalla sua “ricerca di mercato” e gli imputati hanno cercato di spiegare che alla base di tutto c’era solo l’uso improprio della parola “indagine”. Alla fine chiarezza è stata fatta, anche se per l’avvocato Ciro Palumbo , esperto in questioni penali amministrative legate agli Enti Pubblici, che ha difeso Faraone e Capuano, non si può parlare di vittoria: “La vera pena non è la condanna – ha detto – ma il processo ingiusto subito, il tempo trascorso di indagini già evidentemente non fondate, la divulgazione nella pubblica opinione di una distorta immagine delle persone che, pur competenti e capaci e non ‘delinquenti’, sono state sbattute sui giornali, con spregio della dignità e reputazione, esistenziale e professionale, tutte sofferenze inflitte ingiustamente: ad esempio, uno dei miei assistiti è notoriamente un cardiopatico grave; in questi anni ha sofferto, come l’altro, la vicenda processuale, ha aggiunto altri by-pass a quelli che aveva…e tanto altro. Mi chiedo e lascio aperta la domanda: tutto questo si poteva evitare? La legge non potrà mai colmare quanto perduto, ormai andato; solo una qualche giustizia qui e là latente, giunge talvolta ad alleviare. Ripeto – aggiunge – quanto vado dicendo da anni, e cioè che sorprende sempre apprendere di vicende che se fin dall’inizio hanno una posizione documentale chiara, vengano comunque portate avanti ostinatamente, a scapito di tutti, e forse senza approfondimenti senza che di tale metodo se ne siano mai comprese le motivazioni. Le indagini sono una cosa seria nel diritto e nella giustizia, e la cosa che spiace è che, mediaticamente, nella opinione della collettività, si è descritta, per questi e tanti altri fatti, una insana immagine del Comune del Tridente, scaturendone un danno alla dignità delle persone, destabilizzando di riflesso anche la credibilità dei governi locali, infamando nel sociale la reputazione degli interessati. Pagine e pagine di giornali, locali e non, hanno a più riprese riportato le notizie puntando su una sorta di malaffare generale. Questo sporca l’uomo in genere, non fa onore a nessuno. Capita, perché capita, poi, che andando a pesca di marmore abbocchi un pesce serra, e quindi arrivi una condanna, da rivedersi poi in appello. Ma, anche questo, non mi pare un metodo di giustizia. Mi viene in mente Vinicio Capossela, quando in un brano dice i gendarmi son bruschi nei modi se dagli episodi non han da ricavar”.