Home Cronaca Parma Calcio – Arresto Manenti, coinvolto anche un nettunese

Parma Calcio – Arresto Manenti, coinvolto anche un nettunese

E’ definitivamente esploso il caso del Parma Calcio con l’arresto del presidente Giampietro Manenti con l’accusa di riciclaggio. Un fatto di cronaca in cui è risultato essere coinvolto anche un uomo domiciliato a Nettuno. Un’operazione complessa portata avanti dalla Guardia di Finanza che si è snodata su due filoni di indagine. Il primo denominato “GFB” ha fatto luce sulla gestione di un fondo da 24 milioni  In sostanza Manenti ha cercato di far giungere nelle casse del Parma di denaro provenienti da operazioni di hackeraggio e carte clonate e di questo si è occupato il secondo filone denominato “Oculus” scaturito dalle indagini sulla “gestione fuori bilancio”, che ha consentito di individuare una pericolosa organizzazione criminale dedita alla commissione in Italia e all’estero di reati di frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate, reimpiego di capitali di provenienza illecita, riciclaggio e, per la prima volta dalla sua introduzione nel panorama giuridico italiano, del delitto di autoriciclaggio, peraltro aggravato dal metodo mafioso. L’associazione era articolata in due gruppi distinti per competenze tecniche (informatiche e finanziarie), fortemente interconnessi anche grazie all’opera di collegamento costantemente disimpegnata da alcuni compartecipi ossia Giuseppe Caudullo, nato in provincia di Catania e residente a Roma, Luciano Cecchini, domiciliato a Nettuno, e Sannino Massimo, della provincia di Napoli. In pratica gli hacker avevano il compito di accedere abusivamente a piattaforme informatiche di istituti bancari e sottraevano somme di denaro mediante il loro trasferimento su carte di credito clonate ovvero su posizioni bancarie estere controllate dall’organizzazione stessa. La seconda fase era rappresentata dall’invio del denaro illecitamente acquisito su conti intestati a fondazioni-enti di beneficienza nella disponibilità dell’associazione criminale, a titolo di apparente donazione anonima ed è probabilmente qui che interveniva il gruppo di cui faceva parte Luciano Cecchini, domiciliato a Nettuno