Da un sabato italiano a un sabato bestiale è bastato un’attimo. Sette giorni di nulla. Di mancato confronto, di silenzi pesanti come macigni, di accuse al posto di risposte. E’ questo il volto della crisi politica dei Cinque stelle a Nettuno che, un passo alla volta, stanno procedendo verso il baratro.
Il Primo cittadino Angelo Casto è in una pessima situazione ed uscirne non sembra un’impresa alla portata. Il gruppo di maggioranza, quello dei preventivi nei verbali e della sfiducia all’ex giunta, non accetta diktat e costringe il Sindaco a rimangiarsi l’espulsione del consigliere Claudio Monti. Casto era stato chiarissimo, richiesta di espulsione al Movimento, revoca del consigliere dalle Commissioni, espulsione dal gruppo consiliare e ultimatum i suoi: “O lui o io – ha detto – chiedo l’unanimità tranne uno”. Oggi sappiamo come è andata. Monti ha firmato un documento che sostiene Casto molto prima delle scuse pubblicate oggi sui giornali (bello davvero il documento in cui Monti si scusa di quello che ha fatto senza riuscire a spiegarne le motivazioni). Il Sindaco, messo alle corde dai suoi ha dovuto fare retromarcia e si spinge fino alla riabilitazione morale di Monti, fino a ieri ‘male assoluto’ da tenere alla larga. Senza Monti, ormai è chiaro, si va tutti a casa. Ed è possibile che anche con Monti la sorte sia la medesima. Infatti mentre Casto è di fatto costretto ad accettare le ‘indicazioni’ dei dieci per il recupero di Monti, il vero problema sono i quattro ‘duri e puri a 5 stelle’. Con loro, sulle basi attuali, non c’è margine di trattativa. E soprattutto non c’è più alcun dialogo.
I quattro usano toni pesanti. Dopo aver elencato le omissioni del Sindaco e capo politico Angelo Casto, che non sembra voler chiarire questioni come: chi sono i consiglieri che dialogavano con l’opposizione per metterlo a disagio oppure con quali intenzioni dell’Assessore Cataldo che ha intimidito un consigliere di opposizione in aula consiliare, i quattro fanno un passo avanti. Si auto sospendono dal gruppo e annunciano che “la nostra etica pubblica la nostra specchiata moralità personale, ci impongono difronte i cittadini, di accogliere la richiesta della minoranza per la formazione di una commissione di inchiesta sui fatti di cui sopra”. Una sfiducia di fatto, chiarissima, che lascia il Sindaco senza una maggioranza e senza la stima dei suoi consiglieri che non lo hanno sfiduciato in maniera definitiva grazie al legame con il Movimento 5 stelle e i suoi principi. E’ chiaro invece, leggendo il documento inviato oggi, che con il Sindaco e con gli altri dieci, non c’è più nulla da spartire.
“Non condividiamo il ‘metodo’ dei preventivi – spiegano – ne’ di quanto posto in essere e oggetto dei nostri quesiti, ne prendiamo le pubbliche e severe distanze e nessuna maggioranza interna ci puo’ obbligare a contravvenire alle norme dell’ordinamento giuridico vigente e alle elementari regole di buona amministrazione. Nessuna maggioranza interna ci puo’ porre al pubblico ludibrio per comportamenti irresponsabili e dubbi”. Non sono solo differenze inconciliabili, qui si tratta di totale disistima e di una bocciatura incontrovertibile su tutto quanto è accaduto dopo le dimissioni della precedente giunta. Bocciatura per i dieci consiglieri, per la violazione dell’etica del Movimento, per l’imbarazzo causato grazie ad alcuni comportamenti inauditi. Bocciatura per il Sindaco che non ha vigilato ed è rimasto in silenzio, che ha firmato il verbale dei preventivi. Casto in consiglio ha chiesto la fiducia al suo gruppo consiliare. E’ chiaro che questa fiducia non c’è più. E’ venuta meno negli ultimi 20 giorni e il Primo cittadino non è stato in grado di recuperare. Resta un appiglio morale dei quattro consiglieri (De Luca, Montani, Nigro e Petroni) ai valori dei 5 stelle, che Casto e gli altri dieci, ai loro occhi, non rappresentano più.