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Nove mesi in carcere per rapina, 40enne di Nettuno liberato grazie alle telecamere

Era stato arrestato con l’accusa di rapina in concorso, con violenza e a mano armata, ai danni del gestore di un distributore di benzina a Genzano, con l'intento di impossessarsi dell’incasso giornaliero. L’uomo, F. M., di 40 anni, di Nettuno

L’avvocato Ciro Palumbo

Era stato arrestato con l’accusa di rapina in concorso, con violenza e a mano armata, ai danni del gestore di un distributore di benzina a Genzano, con l’intento di impossessarsi dell’incasso giornaliero. L’uomo, F. M., di 40 anni, di Nettuno, era già noto alle forze dell’ordine per alcuni reati della stessa specie, commessi quando era più giovane. Gli inquirenti non lo hanno arrestato subito. Prima è stato fatto un riconoscimento fotografico grazie al quale è stato individuato proprio il 40enne di Nettuno. L’indagine, condotta dal Pubblico Ministero Taglialatela, si è conclusa con la richiesta di arresto del giovane che è stato subito trasportato al carcere di Velletri e, dopo l’interrogatorio del GIP, vi è rimasto fino al giorno dell’udienza. Durante questo periodo, durato ben nove mesi tutti trascorsi in carcere, non sono valse a nulla le numerose richieste della difesa del ragazzo, rappresentata dall’avvocato Ciro Palumbo di Nettuno, tutte respinte dal giudice nonostante la certezza della difesa che il ragazzo non fosse l’autore di quella rapina. La difesa si era accorta subito, guardando i video delle telecamere, che era evidente si trattasse di un’altra persona. Statura, movimento, vestiario… il 40enne non era il colpevole della rapina. Si è quindi dovuto attendere il dibattimento, la prima udienza, dove è stata sentita la parte offesa: la difesa non ha esitato a far emergere la verità. In aula il testimone si è contraddetto su dettagli essenziali. Non ricordava il volto del giovane e neanche come era vestito il giorno della rapina. Eppure su questa testimonianza si è basato un fermo di 9 mesi. I Giudici del Collegio di Velletri, con i video delle telecamere alla mano, visionati proprio durante il processo, si sono resi conto dell’assurdità dell’incolpazione. La difesa ha chiesto di chiudere il dibattimento subito. Nell’arringa è stata richiesta l’assoluzione per non aver commesso il fatto. Il ragazzo è stato infine assolto. Ora resta da capire se verrà aperto un processo a parte per risarcire il ragazzo per  l’ingiusta detenzione e per una così grave ingiustizia che poteva finire anche peggio: un innocente in carcere e condannato.