Cronaca

Circo con tigri e leoni a Nettuno, il domatore replica alle critiche: “Sono amati”

Una famiglia al circo

Dopo le critiche dei giorni scorsi e la richiesta di controllo su come venivano trattati tigri e leoni arrivati a Nettuno insieme al circo che stasera inaugura il suo spettacolo, a spiegarci la sua versione dei fatti è il Domatore della struttura che con questi grandi felini ha un rapporto strettissimo di affetto e conoscenza.

La prima cosa da chiarire è che all’arrivo in ogni città, arrivano sul posto veterinario Asl e tecnico del Comune a verificare gli spazi di legge, le certificazioni degli animali, lo stato di salute, i mezzi di trasporto e le condizioni degli animali. Che se il circo si sposta da Anzio e Nettuno nell’arco di due settimane, la procedura si ripete, senza deroghe. La seconda cosa da dire è che non si tratta di animali catturati da ambienti liberi, ma di animali che appartengono ai circhi da generazioni, nati e cresciuti in cattività e tutti figli di animali da circo da almeno due generazioni.

Il Leone bianco

A quanto pare, infatti, sia i leoni che le tigri, si riproducono con un grande frequenza in questa famiglia circense. “Questo – ci spiega il Domatore, che li cura ogni giorno – è il primo sintomo che gli animali stanno bene e sono curatissimi. Gli animali che si riproducono in cattività sono pochi noi abbiamo due cuccioli di tigre e due di leone e una delle nostre tigri è di nuovo incinta. Visto che si tratta di animali in via di estinzione con il circo siamo certi che non spariranno mai davvero. In ogni famiglia circense ognuno ha la sua indole, io amo gli animali, i miei figli hanno scelto liberamente, solo uno di loro ama i felini e vuole dedicarsi a questo settore che è durissimo. Io non vado in vacanza mai, neanche un giorno.

Il leone bianco e la tigre

Li curo, pulisco le gabbie, li tengo in forma. I nostri mezzi di trasporto sono tutti termo regolati, contro il vento, il gelo e durante il trasporto hanno aria condizionata e ventilazione, ma voglio sottolineare a chi ci dice che la notte stanno al freddo che le tigri sono siberiane, abituate alle basse temperature. I leoni anche, che di solito dormono tutti insieme, la notte non dormono certo a 40 gradi”. Il domatore ci spiega poi la disposizione del recinto e delle gabbie, in un’area di 500 mq (la legge ne prevede di meno). Ogni animale ha modo di muoversi e sdraiarsi sia al sole che all’ombra, le uscite dalla gabbia sono autonome. I portelloni si chiudono e aprono da tutti e due i lati, se c’è vento si chiude una sola anta, altrimenti restano aperte tutte e due. Nelle gabbie c’è sempre cibo (sia i cuccioli che gli adulti mangiano dai 10 ai 12 kg di carne fresca al giorno) e la segatura viene cambiata ogni giorno. Un lavoro enorme quello per mantenere i grandi felini al meglio.

“Il Leone bianco ora ha i vermi – spiega il Domatore – ed è leggermente sottopeso. Li prendono raramente quando sostiamo in zone dove son passati cani o altri animali che li avevano. E’ in cura. Ci accorgiamo sempre subito se qualcosa non va. La seconda tigre invece, è incinta e non è qui con noi. Abbiamo un terreno a Latina dove gli animali sostano e quando aspettano i cuccioli restano a casa. C’è chi si immagina che li maltrattiamo per fargli imparare i numeri da circo, ma non è così. Li facciamo giocare con gli sgabelli, e si muovo e giocano solo con incentivi alimentari. Gli diamo da mangiare durante gli esercizi e imparano cosa fare.

Ma non tutti. Questi animali come le persone hanno ognuno il suo carattere, i Leoni sono affettuosi e cercano carezze, ma sono anche pigri. Ne abbiamo uno che entra in scena e si sdraia per terra e guarda il pubblico. Non vuole fare niente altro, ma piace lo stesso e noi lo rispettiamo. Le tigri invece non vogliono essere toccate, ma amano giocare e saltare”. Il domatore ci fa fare un giro tra le gabbie. Ci sono due lenocini appena vaccinati. “Solo per oggi devono restare chiusi – spiega – il medico quando li vaccina ci consiglia di farli stare chiusi e buoni, come per i bambini”. Ci sono anche due tigrotti di soli sette mesi, splendidi che giocano in una gabbia di venti mq. Saltano, si azzuffano, corrono. Non hanno l’aria di patire la situazione. In uno spazio molto più ampio il Leone bianco e una tigre stupenda. Anche loro giocano. Ci sono pezzi di legno per farsi i denti e gli artigli, una vasca per fare il bagno, una struttura per saltare e discendere. Infine c’è un Leone anziano, che ha avuto un tumore ed è stato curato. “In natura – ci spiega il domatore – sarebbe morto”. Poi si avvicina, lo chiama e il Leone cerca carezze e fa le fusa come un gatto gigantesco. Un’immagine tenera e terrorizzante insieme. “Amiamo i nostri animali – conclude il domatore – in natura vengono uccisi, braccati, muoiono di fame, da noi non è così. Li trattiamo benissimo e li facciamo stare in un ambiente il più possibile simile al loro. Tenere un cane al guinzaglio o su un balcone, insegnargli a fare la pipì quando il padrone lo porta a passeggio è lo stesso tipo di educazione. Qui nessuno gli spara o li affama”.