Le telecamere di Canale 5, accompagnate anche dalla nostra redazione, sono dal primo pomeriggio di oggi a Nettuno per intervistare i protagonisti di questa vicenda che andrà in diretta in uno dei programmi di punta della televisione nazionale italiana.
Articolata anche la ricostruzione dei fatti da parte dei magistrati della Procura che accusano Cirilli e Roberto D’Ercole di appropriazione indebita in due diversi episodi; per Massimo D’Ercole, oltre all’appropriazione indebita, si parla di truffa in concorso con Carlo Stirpe e di una violazione al Testo unico bancario, in special modo di esercizio abusivo dell’attività finanziaria. I pubblici ministeri Travaglini e Fini hanno ipotizzato che gli amministratori delle cooperative edilizie “Mirella srl” (Cirilli), “Azzurra srl” e “San Gabriele srl” (Roberto D’Ercole) si siano appropriati delle somme che i soci avevano versato per l’estinzione di mutui fondiari contratti con degli istituti di credito per la realizzazione delle abitazioni dei soci stessi (cifre evidentemente considerevoli). I soldi non sarebbero mai state versati alle Banche che, alla fine, hanno chiesto i pagamenti di nuovo alle famiglie. I soci delle cooperative, vittime ignare di questi raggiri, si sono visti sequestrare e pignorare le proprie case, oppure chiedere il versamento delle rate di mutuo che, in realtà, credevano di aver versato, con molti di loro che hanno dovuto pagare due volte la propria casa.
A Massimo D’Ercole viene contestato, in qualità di amministratore della cooperativa edilizia “Selene srl”, l’incameramento di somme versate dai soci per la realizzazione delle abitazioni, fondi che secondo l’accusa, sono stati usati per altri scopi, coi soci ancora una volta costretti a versare ulteriori somme per almeno 500mila euro. Sempre Massimo D’Ercole, anche per la cooperativa edilizia “La Famiglia srl”, si sarebbe appropriato di somme versate dai soci per i lavori di costruzione delle abitazioni. Ma non finisce qui, ancora Massimo D’Ercole è accusato, in concorso con Carlo Stirpe, di truffa nei confronti dei soci della coop “La Famiglia srl”. Per i magistrati i due avrebbero ingannato i soci, emettendo 30 cambiali di 10mila euro ciascuna, firmate da D’Ercole a favore della ditta di Stirpe, per pagare dei lavori che non sarebbero mai stati eseguiti ma risulterebbero certificati da documenti ritenuti falsi. Infine, sempre Massimo D’Ercole, quale amministratore della coop “La Famiglia srl”, dovrà rispondere della violazione al Testo unico bancario, in quanto avrebbe eseguito diverse operazioni di finanziamento della cooperativa, anche con l’emissione di 10 assegni del valore complessivo di 200mila euro a titolo di prestito personale alla società. Il giudice ha ammesso a giudizio 79 parti civili.
Oggi le famiglie che attendono giustizia dopo anni di sofferenze e disagi possono raccontare a tutti la propria storia nella speranza che nessuno possa più cadere in simili raggiri.