Home Cronaca La ex Kyklos non ha rispettato le prescrizioni, i residenti: “Deve chiudere”

La ex Kyklos non ha rispettato le prescrizioni, i residenti: “Deve chiudere”

"Il Sito Acea Ex Kyklos deve chiudere". Lo scrivono in una nota stampa i cittadini del Presidio permanente

I carabinieri il giorno della tragica morte di due operai

“Il Sito Acea Ex Kyklos deve chiudere”. Lo scrivono in una nota stampa i cittadini del Presidio permanente dei residenti in protesta contro la puzza rivoltante emessa dal sito.

“Dopo il vertice di ieri a Roma si viene a sapere che la Regione Lazio ha effettuato diversi sopralluoghi, tra cui uno a inizio settembre, in cui è evidente che le prescrizioni fornite per la riapertura del sito non sono state rispettate e che proprio l’omissione della ditta causa disagi pesantissimi alla salute dei cittadini. Ci uniamo al consigliere Aurigemma nel chiedere, come cittadini e residenti danneggiati da questa incredibile situazione, la chiusura immediata del sito fino a che la Ditta non effettuerà i lavori di messa a norma. Fino ad allora non vogliamo pagare il prezzo sulla nostra pelle e la nostra salute delle manchevolezze della Ditta e delle omissioni dei controlli degli Enti competenti”.

 

Di seguito il testo integrale dell’Audizione in Regione da cui emerge con chiarezza il fatto che è stata avviata un’indagine sul sito che non è a norma.

 

Interrogazione a risposta immediata n. 747 del giorno 8 settembre 2017, proposta dal consigliere Aurigemma, concernente “Stabilimento ACEA Ambiente Aprilia ex impianto Kyklos. Disagi derivanti dalle esalazioni odorigene”

 

PRESIDENTE. L’ordine del giorno, al punto 0.8, reca: Interrogazione a risposta immediata n. 747 del giorno 8 settembre 2017, proposta dal consigliere Aurigemma, concernente “Stabilimento ACEA Ambiente Aprilia ex impianto Kyklos. Disagi derivanti dalle esalazioni odorigene”.

Ha chiesto di parlare il consigliere Aurigemma. Ne ha facoltà.

 

AURIGEMMA (PdL-FI). Grazie, Presidente. Grazie, colleghi.

Assessore, l’interrogazione di oggi vorrei che fosse ascoltata e – io dico – umanizzata, perché purtroppo questa interrogazione riguarda delle persone e delle famiglie che da oltre venti giorni hanno pensato bene di fare un presidio davanti… Allora, ricominciamo daccapo. Chiedo un po’ di sensibilità su questa interrogazione, perché esiste un problema che sta costringendo centinaia di famiglie da oltre venti giorni a svolgere un presidio per ventiquattr’ore, quindi ci sono persone che ritagliano tempo alla propria famiglia e al proprio lavoro, e lo fanno del tutto spassionatamente, perché ormai l’esasperazione ha raggiunto livelli insopportabili. Ma non solo l’esasperazione degli odori nauseabondi che escono da questo impianto di stoccaggio, che raggiungono, essendoci passato personalmente, un raggio di decine di chilometri, quindi l’odore che si sente davanti a questo impianto è lo stesso che si sente a 8-9 chilometri di distanza, e questo dipende dalle previsioni e dai venti che arrivano su quella zona, che costringono persone da venti giorni a fare dei turni per presidiare la zona e, quindi, per dormire all’interno di strutture provvisorie (macchine, tende e quant’altro), ma purtroppo costringe anche decine di persone a rivolgersi presso il pronto soccorso dell’ospedale di Anzio o Nettuno perché purtroppo questi odori provocano sicuramente oltre la nausea anche difficoltà respiratorie e difficoltà per quanto riguarda il campo visivo, gli occhi e quant’altro.

Quindi, vorrei che questa interrogazione rivestisse non una semplice risposta, ma anche un po’ di sensibilità, che mi auguro possa portare lei a fare anche un sopralluogo sul posto e a parlare con le persone che oggi sono venute qui con calma, prendendosi giornate di ferie per chi lavora in strutture, e addirittura non guadagnando nella propria attività professionale. Per questo motivo le espongo questa interrogazione, che focalizza l’attenzione su una questione che va avanti ormai da decenni, cioè da quando ACEA ha rilevato questo impianto a seguito della tragedia, perché lei saprà che all’interno di questo impianto c’è stata anche una tragedia, che ha visto la morte di due operai che dovevano pulire dei silos o dei filtri che erano presenti all’interno. Dunque, a seguito di questa tragedia ACEA rileva l’impianto, chiede una serie di ampliamenti delle attività di questo impianto, ampliamenti che la Regione autorizza, con tutta una serie di prescrizioni, che ho fornito dettagliatamente all’interno dell’interrogazione.

Sarebbe sufficiente fare un sopralluogo, come ho fatto io, per verificare che molte di queste prescrizioni non sono mai partite, nonostante sia trascorso più di un anno e mezzo. Mi riferisco alle doppie porte del capannone dove si svolgono le attività del prodotto. Non solo non ci sono le doppie porte, ma – come ho allegato all’interno dell’interrogazione – le porte di accesso rimangono aperte. All’interno della struttura l’odore è talmente forte che costringe gli operai e i proprietari della struttura ad aprire le porte per far uscire questi odori, che naturalmente si diffondono all’interno dell’area provocando i disagi che accennavo poc’anzi.

Non c’è la realizzazione del tunnel che dovrebbe collegare le due strutture, i due capannoni che effettuano la lavorazione; tunnel che non potrà mai realizzarsi in quanto viene impedito da una serie di norme urbanistiche. All’interno di questo impianto esiste il passaggio di un traliccio di cavi di alta tensione che superano i 360.000 KW. Quindi, per problematiche inerenti alla sicurezza e quant’altro, non può realizzarsi il tunnel.

C’è il divieto, da parte della Regione, espresso chiaramente con una serie di determine, ad impedire le attività e l’ammendamento allo stoccaggio esclusivamente all’interno dei capannoni. Lo stesso, pertanto, non potrà essere stoccato sui piazzali esterni. Anche qui, ho fornito una serie di foto. È sufficiente passarci per vedere che lo stoccaggio viene fatto su un’area, su una struttura esterna completamente aperta. Anche lì, la lavorazione provoca cattivi odori.

Questa interrogazione chiede semplicemente di verificare se qualcuno della Regione, qualche ufficio è andato personalmente a verificare se le prescrizioni fatte dalle varie determine regionali sono state realizzate; se le prescrizioni non sono state realizzate (perché non sono state realizzate, almeno fino a domenica, quando sono andato a fare il sopralluogo), che cosa intende fare la Regione. Quelle sono prescrizioni vincolanti: se non vengono fatte, l’impianto chiude e non riapre fino a quando non vengono realizzate. Che cosa intende fare la Regione per risolvere questo problema e, soprattutto, per consentire alle famiglie, che sono in presidio ormai da venti giorni, di poter ritornare all’interno delle proprie abitazioni?

Lo chiedo scevro da schieramenti o da partiti politici, perché questi odori li sentono chi vota il centrodestra e chi vota il centrosinistra. Li sentono tutti. Quindi, non è un problema di strumentalizzazione politica. Le chiedo soltanto la sensibilità di poter fare un sopralluogo sul posto e sentire di persona quello che vivono ormai da anni queste famiglie, che sono costrette a vivere all’interno della propria casa con le mascherine. Lei va a casa di una persona e si trova con la mascherina perché, in base all’andamento dei venti, sente il tipo di odore che arriva.

Apro una parentesi. Questo impianto è circondato da una delle zone forse più belle dell’Agro romano, perché ci sono vigneti e frutteti. È una zona completamente agricola che, naturalmente, sta perdendo tutta la sua connotazione agricola, tant’è vero che molte aziende, quando i propri fornitori, i propri clienti vanno sul posto per ritirare il materiale, dopo le puzze che sentono, non acquistano e creano anche un danno non indifferente alle strutture. All’interno di quella zona c’è produzione di kiwi, produzione di alberi da frutta e produzione di vino. Mi riferisco a una delle aziende più note all’interno della nostra regione – non voglio fare il nome, sennò da domani non comprate neanche più il vino – che spesso ha portato lustri all’interno di questa regione delle varie manifestazioni di Vinitaly che vengono fatte. Quindi, sarebbe pure controproducente citare il nome.

Per questo le chiedo, gentilmente, siccome basterebbe un piccolo interesse da parte della Regione, di andare sul posto, ascoltare le persone, sentire quello che si sente lì e obbligare l’azienda a fare dei lavori che ha firmato. L’azienda ha accettato l’autorizzazione, a patto che venissero fatti questi lavori. Io non sono un tecnico, però penso che basterebbe veramente poco, un filtro nuovo, un qualcosa di nuovo. Io non penso che impianti che svolgono queste attività in altre zone della nostra regione, in altre zone d’Italia emanino odori o esalazioni così problematiche.

 

PRESIDENTE. Grazie, consigliere Aurigemma.

Ha chiesto di parlare l’assessore Buschini. Ne ha facoltà.

 

BUSCHINI, Assessore. Ringrazio il consigliere Aurigemma, anche per i toni e l’appello che ha rivolto a occuparsi di questa questione non in maniera ordinaria, ma approfondendo le questioni davanti ai disagi descritti, che le persone stanno vivendo.

Premesso che sono disponibilissimo, ovviamente, a fare il sopralluogo, illustrerò quello che ha fatto finora la Regione, i punti.

In premessa dico che mi recherò a fare, personalmente, un sopralluogo.

Con lo stesso spirito che ha guidato il Consigliere nell’esporre questo problema, ripercorrerà le azioni messe in campo, provando a delineare una strada per risolvere un problema che è fuori discussione che vada risolto.

L’impianto è stato rimesso in esercizio nel 2016. In particolare è stato effettuato un sopralluogo in data 4 marzo del 2016. Successivamente si è comunicato, a maggio 2016, che la riattivazione dell’impianto, così come riportato per sommi capi nell’interrogazione, era subordinata alle prese d’atto delle modifiche intervenute con le prescrizioni imposte dal CTU, nonché di imposizioni di opportune prescrizioni di carattere gestionale e strutturale per evitare l’insorgenza delle emissioni odorigene.

Con la determinazione 6260 del 1° giugno 2016, solo in quella data, l’impianto è stato rimesso in esercizio prendendo atto delle modifiche che erano state imposte dal CTU.

È stato richiesto un sopralluogo successivamente dalla Regione. Abbiamo tutta la documentazione. Se vuole, può visionarla, anche per sostenere questo problema. È stato richiesto alla Provincia di Latina un sopralluogo per verificare le emissioni odorigene. Nel settembre del 2016 si è svolto un sopralluogo da parte di ARPA, al quale ha fatto seguito, da parte della Regione, una diffida da parte dell’area rifiuti, una diffida alla società ovviamente a rispettare le prescrizioni. Successivamente, la stessa area ha chiesto all’ARPA di effettuare una verifica rispetto all’ottemperanza delle prescrizioni. Il sopralluogo si è svolto nel luglio del 2017. A questo successivamente l’ufficio ha provveduto a effettuare un sopralluogo l’8 settembre.

Da quello che noi conosciamo è in corso la manutenzione del biofiltro, che prevede la sostituzione del materiale biofiltrante. Il materiale biofiltrante è, sostanzialmente, un materiale naturale e quindi alla base di questo picco di odori c’è anche questa questione.

Avevo chiesto, ovviamente, di riferire anche dei contenuti dei sopralluoghi, ma non possono essere diffusi perché sono oggetto di indagine. Il lavoro che va fatto ora – io convocherò un tavolo i primi giorni della prossima settimana – è per mettere in fila prescrizioni, questo sì che può essere comunicato e visto, l’ottemperanza o meno delle prescrizioni e prendere, ovviamente, tutte le determinazioni del caso. Quindi, è il lavoro che fa seguito al sopralluogo fatto sull’impianto l’8 settembre, cioè qualche giorno fa.

Io lo dico anche per le persone presenti, che richiamava con lo spirito dell’interrogazione il Consigliere: mi recherò anche personalmente a fare un sopralluogo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Aurigemma. Ne ha facoltà.

 

AURIGEMMA (PdL-FI). Grazie, Assessore.

Io naturalmente, se è possibile, vista la sua richiesta, vorrei copia della documentazione. Lei mi ha detto che si può fornire ai vari accessi prima dell’8 settembre, perché poi mi sembra che dall’8 settembre ci sono delle indagini, la documentazione, quello che ha fornito.

Però mi sorge spontanea una domanda, Presidente. Normalmente, sul mio balconcino di casa, se io faccio una tettoia, nell’arco di pochi minuti mi arrivano i vigili e non mi fanno una prescrizione, ma mi dicono: o la togli, o te la buttiamo giù. Però io sono un semplice cittadino.

Adesso arriva Acea, che sicuramente non è un semplice cittadino, ma una bella struttura grossa, e si scopre che nel 2016 non ha gli impianti a norma, e ci sono delle problematiche all’interno degli impianti. Io penso che la Regione Lazio il primo atto che deve fare sia bloccare l’impianto obbligando Acea a metterla a norma. Qui nessuno è contro l’impianto, o i problemi dell’impianto, ma quell’impianto non può creare problemi ai cittadini del circondario. Io, quindi, l’invito che rivolgo, e accetto volentieri, se c’è la possibilità, forse anche con qualche altro esponente, con qualche altro Consigliere regionale come il Capogruppo del PD, è di poter incontrare una piccola delegazione dopo, così almeno da stabilire e concordare i vari passi che il suo assessorato intende fare. Colgo anche ben volentieri l’apertura di un tavolo per poter verificare, e le chiedo se c’è la possibilità, come uditore, di poter far partecipare una persona delle centinaia di famiglie che da venti giorni si alternano a dormire al di fuori della struttura. Così almeno c’è quel rapporto diretto, quel contatto diretto con i cittadini che vivono i problemi a cui la Regione dovrebbe essere in grado di poter dare risposte, essere quel baluardo istituzionale, al di là del centrosinistra o centrodestra o il Movimento 5 Stelle, che possa governare l’Amministrazione regionale, essere quel punto di riferimento che fa dire al cittadino: se ho un problema, so che se mi rivolgo lì, almeno mi danno una risposta.

Che dal 2016 sia stata fatta una diffida a questa azienda, e dal 2016 con l’azienda non ha ottemperato a quella diffida, io penso che da domani avrei fatto preparare dagli uffici una lettera di chiusura dell’impianto, fino a quando non ottemperava alla diffida fatta dagli uffici regionali. Se quindi c’è possibilità di ricevere da parte della delegazione, che poi, se mi dà disponibilità, possiamo incontrare successivamente, l’invito a partecipare a questo tavolo che lei sta preparando, che penso sia un buon punto di partenza, però con la cortesia e l’accortezza che questo tavolo non diventi, come purtroppo capita spesso, un affare per i falegnami che lo producono, ma che sia un tavolo operativo, che possa essere in grado di dare risposte.

Vede? A Naturalmente mi auguro che siano risposte positive, però al di là che siano positive o negative, quello che serve oggi è la presenza delle Istituzioni per ridare credibilità alla nostra Regione, che è un’Istituzione che è in grado di poter dare risposte. Se quindi è possibile avere la copia cartacea dell’interrogazione che abbiamo formato con la documentazione che si può avere perché noi non vogliamo travalicare il lavoro della magistratura, e già il fatto che c’è la Magistratura che sta intervenendo, vuol dire che in un certo qual modo la politica intera, sia di centrodestra che di centrosinistra ha fallito, nel suo intento, perché vuol dire che le persone sono state obbligate a rivolgersi presso altre strutture. Chiedo quindi se è possibile averla, e se c’è la possibilità, alla fine dei question time – il capogruppo Valeriani mi aveva detto che era disponibile – a poter incontrare una piccola delegazione per poi fornire nei dettagli l’andamento o il cronoprogramma di come si intende operare e andare avanti.

 

PRESIDENTE. Grazie, consigliere Aurigemma.

 

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Responsabile Resocontazione

Dott. Stefano Mostarda