Era stato fermato nell’estate del 2016. G.P., un ragazzo trentenne di Anzio, e gli era stato contestato di coltivare marijuana in modo illecito e senza autorizzazione. Sono state rese note oggi le motivazioni della sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale Penale di Velletri, che era stato deferito all’Autorità Giudiziaria per esser stato sorpreso a coltivare tre piante di marijuana presso i locali della propria abitazione. Le piante furono sequestrate ed analizzate, concludendo che avessero principio attivo e che dalle stesse potessero essere ricavate circa 40 dosi. La difesa del ragazzo, rappresentata dall’Avvocato Ciro Palumbo di Nettuno, ha richiesto di definire il giudizio col rito abbreviato. La Pubblica Accusa ha chiesto la condanna del ragazzo ma il Giudice Isabella De Angelis, esaminati gli atti investigativi, l’interrogatorio del ragazzo e le richieste della difesa la cui arringa si è protratta per circa un’ora, ha assolto il ragazzo perché non ha riscontrato l’offensività del fatto accogliendo la tesi difensiva basata sia sull’uso personale, laddove le piante sarebbero cresciute, e sia sulla attività ‘artigianale’ che lo stesso ha messo in piedi, anzitutto per se stesso, dichiarandosi fin da subito un assuntore. La sentenza, poi, decreta una insufficienza investigativa nel senso che non c’è idoneità degli atti a sostenere il reato contestato. Tant’è che dalle modalità del fatto si rinviene – riporta la sentenza – ‘il solo elemento oggettivo che vi fossero tre piante con quantità superiore alla soglia di legge e coltivate in un locale presso l’abitazione’. Inoltre è stato provato che il ragazzo lavora regolarmente e che ha coltivato senza sapere nemmeno se le piante fossero o meno pronte per essere usate. Sulla base di ciò il Giudice ha assolto il ragazzo prevedendo che il fatto, per come portato davanti al giudizio, non fosse previsto dalla legge come reato.
In sostanza, a fare la differenza, è stata l’assenza di materiale per la suddivisione in dosi e per lo spaccio, ma anche che la coltivazione è stata naturale e non incentivata proprio perché tesa al consumo piuttosto che allo spaccio.