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Minore tolto al padre e accuse ai servizi sociali, l’associazione Codici punta il dito

L'associazione Codici contro l'assessore Cafà che ha deciso di denunciare una cittadina per diffamazione dopo le accuse rivolte agli assistenti sociali

Interviene sulla vicenda delle accuse rivolte da una cittadina su Facebook agli assistenti sociali di Anzio, cittadina che è stata denunciata per diffamazione dall’assessore Roberta Cafà, l’associazione Codici (Centro diritti per il cittadino) che critica la scelta di querelare la donna che ha denunciato la situazione di un minore tolto al padre (a suo dire per fini truffaldini) tramite un post su facebook.

“Lascia basiti – scrivono in un comunicato stampa dall’associazione CODICI – la risposta dell’assessore ai servizi sociali del comune di Anzio, Roberta Cafà, alle accuse sporte da una cittadina anziate, su Facebook, sui presunti illeciti degli operatori sociali del Comune, rei di allontanare un minore dal proprio padre per finalità truffaldine. A difesa della categoria, l’assessore dichiara che l’operato degli assistenti sociali segue sempre disposizioni del Tribunale dei Minori. Ma le gravi problematiche relative all’operato degli assistenti sociali che Codici continua a rilevare, sembrano mettere fortemente in dubbio tali dichiarazioni. E’ vero che è il Tribunale dei Minori – sottolineano da CODICI – ad affidare questi incarichi e a disporre azioni di questo  tipo, ma ciò non può diventare un pretesto per giustificare il modo in cui questi incarichi vengono svolti: interventi frettolosi, perizie non fondate su basi scientifiche ma su impressioni, anche superficiali e azioni basate su segnalazioni anonime. Le relazioni degli assistenti sociali, in cui sono raccattate istanze, illazioni e accuse senza alcuna verifica della loro fondatezza e in mancanza di un contraddittorio tra le parti, diventano la base giuridica di provvedimenti di espropriazione violenta dei figli. La denuncia della signora, dunque, non è isolata, ma riemerge in molte e disparate segnalazioni giunte al nostro sportello. In risposta, però, l’assessore ha sporto formale denuncia per diffamazione agli organi competenti, atteggiamento di assoluta chiusura che sembra riemergere ogniqualvolta viene messa in discussione l’onnipotenza degli assistenti sociali. Quello che più sconvolge è che tali denunce giungano da una pubblica amministrazione, quella di Anzio nel caso specifico, che, invece di accertare e valutare la veridicità o meno di quanto affermato da un cittadino, si affretta a prendere le parti degli assistenti sociali. Una pubblica amministrazione che dovrebbe seriamente prestare attenzione a quanto il cittadino denuncia, indagando e cercando la verità, piuttosto che denunciare a sua volta, soltanto per tutelare gli interessi di un’intera categoria”.