Cronaca

Da Nettuno a Torino per la finale di Champions: “Sembrava di essere in guerra”

Un gruppo di amici un viaggio in macchina fino a Torino, la gioia di stare insieme e di vivere l’emozioni della finale di Champions League della propria squadra del cuore. Poi basta un attimo e poi tutto cambia, la gioia diventa paura, il divertimento diventa panico. Il 3 giugno in piazza San Carlo a Torino c’erano anche sei persone di Anzio e Nettuno che avrebbero immaginato quello che gli sarebbe accaduto. “Siamo partiti di Nettuno con una macchina sette posti – racconta Gianni – eravamo quattro amici, Salvatore, Edoardo, Gianni, Giuseppe, mi figlio Damiano e un suo coetaneo Agostino. Appena arrivati in piazza San Carlo ci siamo accorti subito che la situazione non era il massimo sotto il punto di vista della sicurezza: non si può chiudere una piazza con 20-30 mila persone dentro senza vie di fuga. Eravamo sotto il Caval ëd Bronz ed è successo tutto in un attimo – prosegue Gianni – io non ho sentito nessuna esplosione, ho visto solo un’onda umana che mi veniva addosso e gente che urlava. Nella calca sono caduto sopra una ragazza, l’ho aiutata ad alzarsi e lo spinta verso l’uscita della piazza per evitare che venisse calpestata. Per terra era pieno di bottiglie rotte, ovunque c’erano passeggini abbandonati e persone ferite. Sembrava di essere in mezzo ad una guerra. Una volta uscito dalla calca – dice ancora – ho cercato mio figlio, ma non riuscivo a trovarlo. Sono tornato nella piazza per cercarlo per tre volte, ma tutte le volte l’onda umana si ripresentava perché l’allarme “colpiva” altre zone della piazza ed altre persone scappavano e tutte le volte ero costretto ad uscire di nuovo. Solo dopo un’ora sono riuscito a sentire mio figlio. Si era rifugiato in un condominio insieme ad altre persone ferite, ma per fortuna stava bene. Non riuscivamo a contattarci con il cellulare, ma un signore che era con lui e lo ha visto spaventato lo ha aiutato e lo ha fatto telefonare con il suo cellulare che invece non aveva problemi di linea. Ci siamo dati appuntamento vicino ad una camionetta della polizia e ci siamo ritrovati con gli altri e verso l’1 siamo riusciti ad andare via”.

Anche Gianni è rimasto ferito lievemente alle gambe, ma per fortuna non ha avuto bisogno dei soccorsi che sono scattati velocemente e prontamente. “Avevo paura perché avevo le braccia piene di sangue – racconta Gianni – poi, però, mi sono accorto che non avevo ferito, a parte qualche graffio alle gambe. Quel sangue non era mio, ma posso dire che gli uomini della croce rossa sono intervenuti immediatamente per aiutare i feriti. Sono venuti anche da me, ma gli ho detto che stavo bene”.