I livelli di esasperazione dei commercianti di via Gorizia a Nettuno, in prossimità del palazzo pericolante, non sembrano essere presi in adeguata considerazione. Persone che hanno investito tutti i risparmi in un’attività commerciale che, da tre anni, è in totale sofferenza, senza aiuti, senza alcun sostegno. Non parliamo ovviamente, di coloro che sono stati invitati a chiudere e cambiare sede, le persone così vicine da essere a rischio sicurezza in caso di crollo. Ma di quelle due metri dopo il pericolo, il cui rischio più concreto è quello di dover chiudere e fare i conti con i tanti soldi persi.
E la situazione è complessa sia per i problemi che si vivono, sia per i risvolti legali della situazione. Tante le cause e le azioni giudiziarie promosse dai privati contro chi si ritiene siano i responsabili di questa situazione per ottenere dei risarcimenti. Intanto adesso si soffre. Un palazzo pericolante che da tre anni tiene in scacco una città, blocca un intero isolato e costringe tutti a giri infiniti per evitare l’imbottigliamento nel centro mozzato o solo per tornare a casa.
Dopo un lungo periodo di inerzia l’Amministrazione comunale grillina ha dato il via all’iter per arrivare all’abbattimento degli ultimi due piani, individuati come causa della situazione di pericolo del palazzo. Il Tribunale non ha concesso la sospensiva ai privati e ora si può abbattere. L’iter è ormai in fase conclusiva e nei prossimi giorni sarà pubblicato l’avviso per ricercare la ditta che esegua i lavori. Ma anche qui la situazione non manca di controversie legali. I privati hanno presentato dei piani di consolidamento che non sono stati accettati dati tecnici del Comune. L’abbattimento si ritiene sia l’unica strada sensata per limitare rischi e danni ulteriori. Nonostante le cause l’Amministrazione comunale non intende fare passi indietro. Se lo scontro si dovesse inasprire sulle soluzioni possibili, il Comune è pronto a dare battaglia per far si che i responsabili paghino fino all’ultimo centesimo per i danni prodotti alla comunità.