E’ un po’ diversa da quella raccontata sui social la storia del feto rimasto senza sepoltura all’ospedale di Anzio, a causa delle cattive condizioni economiche della mamma che ha perso la bimba. La giovane, di Nettuno, ha perso la bimba nei giorni scorsi e, poiché il decesso è avvenuto in fase avanzata della gravidanza, il feto è stato sottoposto a sequestro dell’Autorità giudiziaria, che ha disposto l’autopsia. Solo ieri, chiarite le cause che hanno portato alla morte, il feto è stato messo a disposizione della famiglia per la sepoltura. E sempre ieri la mamma ed una sua amica si sono recate ai servizi sociali. Hanno esposto il problema e il personale del settore ha fatto presenti le possibili soluzioni previste dal Comune e dalla legge. In sostanza, era sufficiente portare la propria certificazione di reddito per accedere al sostegno pubblico. Una procedura che non si può fare in un giorno ma certamente in tempi ragionevoli. “Gli uffici dei Servizi sociali – spiega il Dirigente Antonio Arancio – sono sempre aperti e disponibili con tutti i cittadini che hanno un problema. In moltissimi vengono qui ogni giorno e ognuno viene ascoltato mentre si aiuta chi si può e rientra nei parametri della legge. Le leggi, lo ricordo a chi oggi è o sembra distratto, non le fa il Comune, le fa il Parlamento e i politici, compresi i referenti di chi oggi strilla che non è previsto aiuto per gli italiani, quando erano al governo hanno pensato davvero poco al welfare e ai Servizi sociali. Tornando al caso in questione, quello che i Servizi sociali hanno fatto è chiedere i documenti necessari a procedere nei termini di legge. Nessuno pensi che il Comune aiuti chi alza la voce, chi è maleducato e aggressivo. Non è così che si possono ottenere sostegni. Per accedere all’aiuto del Comune si deve rientrare nei parametri previsti dalla legge, altrimenti erogare sostegni è impossibile. Purtroppo si è diffusa la pessima cultura di aggredire chi lavora in settori delicati della Pubblica amministrazione. Persone che ogni giorno lavorano in condizioni di stress estremo, sempre a contatto con situazioni problematiche e persone in difficoltà, che fanno quello che possono e molto oltre il dovuto. Aggredire queste persone, sia verbalmente che materialmente è vergognoso e inaccettabile. Non è il personale dei Servizi sociali che fa le leggi, se non piacciono i cittadini si possono impegnare per tentare di cambiarle, ma la distruzione del sistema del Welfare non può ricadere sui dipendenti del Comune che lavorano ogni giorno al limite”.