Home Cronaca Nube tossica a Pomezia, il decalogo dell’Osservatorio sull’Amianto

Nube tossica a Pomezia, il decalogo dell’Osservatorio sull’Amianto

Le raccomandazioni diffuse dall'ONA in relazione ai rischi a seguito dell'incendio della scorsa settimana alla Eco X: ecco il decalogo

La nube tossica sprigionata dalla Eco X di Pomezia

Raccomandazioni/decalogo diffuso dall’ONA in relazione ai rischi.

1)    Per chi è nelle immediate vicinanze (entro 1km): si consiglia di evacuare le abitazione quantomeno per i prossimi 7-10 giorni per poi farvi ritorno dopo lavaggio con acqua. Evitare assolutamente il lavaggio a pressione perché alza le fibre di amianto e quindi ne crea aerodispersione e quindi il rischio di inalazione;

2)    Uso di maschere. Tenendo presente il rischio amianto in ragione di quanto dichiarato dalla Procura della Repubblica di Velletri, l’Osservatorio Nazionale Amianto consiglia l’utilizzo di maschere con filtro FFP3. Tale raccomandazione è rivolta principalmente a coloro che vivono nelle zone limitrofe il rogo (e comunque entro i 5km). Tali dispositivi sono sufficienti per evitare il rischio di inalazione di polveri e fibre di amianto. Tenendo presenti i venti, non può essere escluso il rischio anche per distanze più elevate. Fino a che non ci sarà una copiosa pioggia, sarebbe opportuno continuare a utilizzare le maschere ai fini precauzionali;

3)     Rischio alimentare: il rischio più elevato è l’eventuale consumo di frutta e verdura coltivati nelle zone limitrofe il rogo. Si consiglia di evitare il consumo dei cibi prodotti nei 5 km dal rogo. Per i cibi prodotti oltre i 5 km, è necessario un lavaggio con abbondante flusso d’acqua, anche se non sempre queste misure igieniche possono essere ritenute sufficienti. Il fatto che c’è stato vento e non la pioggia, potrebbe aver fatto disperdere le fibrille di amianto anche a distanze notevoli;

4)  Rischio per il consumo di acqua: per le attività entropiche (cucinare, misure igieniche del corpo e della casa, etc.) e specialmente per bere è sconsigliabile l’utilizzo di acqua che possa risultare contaminata, in particolare quella dei pozzi. Per i prossimi 10 giorni, occorrerebbe consumare esclusivamente acqua in bottiglia;

5)   Per quanto riguarda i bambini e chi ha problemi respiratori, sarebbe preferibile che nell’arco di 5Km dal rogo sia ridotta al minimo l’esposizione dei bambini (e delle donne in stato di gravidanza);

6)   Per quanto riguarda i pozzi: Se i pozzi sono chiusi con apposita copertura, non vi dovrebbero essere entrate quantità rilevanti delle polveri dei fumi dell’incendio tanto da rendere rischioso l’uso dell’acqua. Nel caso contrario, se i pozzi sono aperti, è assolutamente sconsigliato berne l’acqua, e sarebbe opportuno segnalare il rischio in modo adeguato. Ovviamente, chiuderli ora non basterebbe in quanto sono stati esposti a inquinamento almeno da due giorni. Potrebbero anche essere eseguiti accertamenti sui flussi dell’acqua per constatare se, eventualmente, i pozzi sono stati inquinati attraverso la falda.

7) Le istituzioni deputate ai controlli ambientali sarebbero tenute a monitorare le derive e gli spostamenti sia delle polveri di minerale (asbesto), sia dei composti nocivi che potrebbero essere stati generati dalla combustione di materiali organici in presenza del cloro (diossine), tenendo conto delle prevalenti direzioni dei venti. Queste entità metereologiche agiscono in modo avverso alla salute degli abitanti della zona interessata dall’incendio, favorendo l’aero-dispersione dei veleni su aree più ampie. Meglio sarebbe stato il contributo di detersione dato dell’acqua piovana, ma ciò non è programmabile.

8)      Le istituzioni deputate agli accertamenti dovrebbero agire tempestivamente e fornire tempestivamente le indicazioni circa gli agenti cancerogeni e patogeni sprigionati dalla nube, il livello di presenza nell’aria e nel suolo, al fine di poter calibrare la misure preventive al reale rischio. È fondamentale che i rilievi siano eseguiti nella zona corretta per il prelievo dei campioni da testare, in quanto più lontano queste rilevazioni verranno fatte, meno veritieri potranno essere i risultati.

9)      Per gli edifici pubblici e scuole e per gli opifici industriali: per le parti esterne, utilizzare getti d’acqua in grado di risolvere la problematica legata alla eventuale presenza di fibre; allo stesso modo anche gli stessi terrazzi e balconi possono essere lavati con abbondante quantità di acqua e sapone (tipo quello di Marsiglia). Si deve evitare la candeggina per il rischio di interazione con le diossine e altri cancerogeni.