Home Cronaca “Mala Suerte”, la Polizia ricostruisce l’indagine su armi e droga in Tribunale

“Mala Suerte”, la Polizia ricostruisce l’indagine su armi e droga in Tribunale

E’ stata un’udienza di quelle “pesanti” quella che si è tenuta questa mattina al secondo piano del Tribunale di Velletri, in assise collegiale davanti ai giudici Adele

L'aula di Tribunale in cui si è tenuto il Processo Mala Suerte

E’ stata un’udienza di quelle “pesanti” quella che si è tenuta questa mattina al secondo piano del Tribunale di Velletri, in assise collegiale davanti ai giudici Adele Durante, Fabrizio Basei e Fabio Mascetti Got nell’ambito del processo ‘Mala Suerte’. Nel processo sono imputati a vario titolo, per i reati di traffico internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio continuato di droga, ma anche estorsione, detenzione e porto illegale di armi da fuoco clandestine Pierluigi Guerra, Roberto Madonna detto Pecorino, Alessandro Di Napoli, Giorgio De Cupis, Angelo Pellecchia, a cui viene contestato un solo episodio, Pietro De Cesaris, detto Zì Pietro, Luigi Lalima detto Bacongo, Andrea Guerra fratello di Pierluigi. 

Ad essere ascoltata per prima è stato il tecnico delle intercettazioni telefoniche, che ha spiegato che tutte le intercettazioni erano precisamente assegnate, con nomi, cognomi e codici, in un solo caso, con un’intercettazione ambientale, non è stato impossibile identificare una delle persone intercettate. Quindi, a salire sul banco è stato l’Ispettore che, insieme ai colleghi della Polizia di Stato, ha coordinato ed eseguito tutta l’inchiesta, dalle intercettazioni alle perquisizioni, dalle indagini agli arresti e visionato ogni informativa e l’indagine nel suo complesso. Un lavoro lungo, certosino e capillare.

Il Pubblico Ministero ha avviato la fase iniziale della testimonianza, chiedendo conferma all’investigatore di tutte le intercettazioni (luogo, data e ora) che sono tate ritenute probanti per i reati contestati. Dopo di che si è cominciato a ricostruire l’indagine, punto per punto, con le deduzioni investigative di chi l’ha condotta. In un interrogatorio fiume l’esponente delle forze dell’ordine è partito dal principio per ricostruire una vicenda criminale di cui si è avuto notizia per caso.

In sostanza la Polizia ha avviato le investigazioni grazie a dei colpi di pistola esplosi fuori dallo studio di un fisioterapista neroniano nel mese di aprile del 2015. Diversi colpi calibro 7,65 (i bossoli sono stati rinvenuti sul posto) sono  stati esplosi da due persone a bordo di un T Max. Gli investigatori ritenevano che il licenziamento di un dipendente fosse la possibile causa del gesto ed hanno messo sotto controllo l’utenza telefonica dei familiari della persona indicata. Mentre nulla è emerso rispetto al singolo episodio intimidatorio, è stato chiaro agli investigatori fin dalle prime registrazioni, che le persone ascoltate erano dedite allo spaccio di sostanze stupefacenti, che acquistavano e vendevano armi e, infine è stata registrato anche un episodio di violenza su una minorenne figlia di una donna tossicodipendente residente ad Anzio.

La circostanza dello spaccio, nel racconto dell’investigatore, è stata più volte confermata da alcuni fermi strategici. In sostanza quando le persone intercettate davano appuntamento a dei clienti per lo scambio dello stupefacente, la polizia si appostava e successivamente fermava gli acquirenti, cui veniva sequestrata la droga consegnata sotto gli occhi della polizia. Spesso nel gergo della banda lo scambio di droga veniva indicato come scambio di pezzi di automobile. Uno stratagemma che non ha ingannato gli investigatori.

Dal controllo delle prime due utenze, quelle dei fratelli Guerra, Andrea e Pierluigi, a cascata sono state disposte le intercettazioni di tutti gli altri che mano mano entravano in contatto con i due già attenzionati, prima De Cesaris e De Cupis, poi Di Napoli,  Madonna Roberto, Palumbo Vincenzo, il numero fisso della Supercar srl, le compagne di alcuni dei testi su citati (alcuni di loro sono ancora agli arresti domiciliari).

“Nel corso delle perquisizioni effettuate al momento del blitz della polizia – ha sottolineato l’investigatore a capo delle indagini – sono stati rinvenuti tutti i telefoni intercettati in possesso delle persone poi fermate”.

Chiarito anche un episodio che ha visto protagonista Ernesto Parziale, parte lesa nel processo come vittima di tentata estorsione  (anche lui ha testimoniato oggi) in qualità di gestore della Pizzeria Antico Grottino di Anzio. Parziale al termine di una serata di lavoro sarebbe stato minacciato da uno degli indagati (già noto alle forze dell’ordine) con una pistola perché voleva del denaro. Parziale ha reagito, non ha pagato e non ha sporto denuncia sull’episodio. La polizia è venuta a conoscenza del fatto intercettando altri due indagati e, sulla base delle dichiarazioni, ha rintracciato il responsabile della minaccia (pistola compresa). Le armi sono un capitolo a parte, come le minacce e le estorsioni, anch’esso approfondito senza tentennamenti, così come le estorsioni alla Supercar.

Durante le precedenti udienze, a conferma del quadro investigativo, sono stati ascoltati anche altri testi, in particolare du acquirenti di droga che avevano accumulato debiti con gli spacciatori. Gli investigatori definiscono quindi ruoli, rapporti parentali (nello spaccio coinvolto anche Antonio Ruberti, zio dei fratelli Guerra) ma anche i luoghi frequentati dal gruppo (la zona di via del Pesci allo Zodiaco, il quartiere di Anzio Colonia, dove risiedeva un esponente di spicco del gruppo). Il Pm ha voluto chiarire dettagli e circostanze, episodio per episodio, comprese le estorsioni e le intimidazioni. Gli avvocati difensori hanno contestato il modello di interrogatorio. “Le intercettazioni le abbiamo lette tutti – hanno detto in aula – non è necessario ripercorrere tutto”, ma il Giudice ha disposto che il testimone fornisse il quadro di azione complessivo del gruppo. Il procedimento continuerà nelle prossime settimane per fare chiarezza sulle posizioni della difesa, in attesa del giudizio di primo grado alla fine della fase dibattimentale.