“Carlo era la classica persona capace di illuminare le giornate degli amici. Sorrideva sempre ed era un ragazzo d’oro“. Parla così, tra le lacrime, un amico poco dopo il funerale del giovane Carlo Sannino, il 18enne tragicamente scomparso in un incidente d’auto domenica sera. E la sensazione è che sia proprio quello il pensiero condiviso da tutti i presenti, centinaia e centinaia di amici che hanno affollato prima le strade della città neroniana per il corteo partito dal Circolo dei Marinai e poi la basilica di Santa Teresa, per dare a Carlo l’ultimo, commosso saluto.
“Per noi è stato davvero un fulmine a ciel sereno, e questo rende il dolore ancora più grande – spiega un altro ragazzo, uno dei tanti compagni di sport – persone come Carlo si incontrano poche volte nella vita, e tutti noi faremo davvero di tutto per mantenere vivo il suo ricordo”.
Davvero enorme la commozione dei ragazzi, così come enorme è stato il loro impegno nell’unirsi nel ricordo, celebrandolo con magliette, cori, striscioni e una lunga serie di memorie messe insieme, dove a dominare è stato soprattutto lo sport, la più grande passione di Carlo, tra la Lazio (di cui al termine della cerimonia è stato suonato l’inno dal gruppo musicale Neptunia), il basket (era tifosissimo dell’Anzio) e la palestra, che praticava con impegno e costanza rari, e per cui sognava un futuro di successi, magari alle olimpiadi. Sport che caratterizzava praticamente ogni sua giornata, e che lo ha fatto entrare in contatto, negli anni, con centinaia di persone diverse, tutte concordi nel ricordare la sua bontà d’animo e la passione che quotidianamente mostrava in tutto quello che faceva. “Carlo ha sempre vissuto tutto con grande intensità – ricorda un compagno di scuola – non possiamo che ricordare tutta questa sua energia”.
“Carlo era davvero il figlio che tutte le mamme vorrebbero avere – spiega una delle madri degli amici di Carlo – educato, gentile, interessato allo sport e alla scuola, mai una parola fuori posto. Quello che è successo non ha spiegazioni, ma tutto ciò che possiamo fare è unirci nel ricordo e fare da spalla a chi soffre più di noi a causa di questa perdita, come i parenti più stretti”.
Al termine delle celebrazioni, dopo il corteo e il funerale, molti ragazzi si sono mostrati davvero inconsolabili, quasi a testimoniare il vuoto lasciato dall’amico. “La sua forza e la sua vivacità avevano poco a che fare con quello che è successo – spiega commosso un compagno di scuola – nulla poteva far pensare a questo e nessuno di noi era preparato. Non lo dimenticheremo mai“.