Sono state confermate anche dalla Corte di Cassazione le ordinanze di custodia cautelare in carcere emessa lo scorso 20 maggio scorso dal gip del Tribunale di Velletri, Zsuzsa Mendola, nei confronti di Angelo Pellecchia, 53 anni, di Nettuno, e Roberto Madonna, 45 anni, di Anzio, detto “Pecorino”, accusati di estorsione ai danni di Marzia Marchesi della cooperativa “Supercar”, che gestisce il servizio di car parking presso il porto di Anzio.
I due sono stati arrestati dalla Polizia nell’ambito dell’inchiesta denominata “Mala Suerte”, nata dagli spari esplosi ad Anzio, sulle finestre dell’attività commerciale di un noto fisioterapista della zona. L’operazione ha portato ad una vasta operazione di polizia ad Anzio, grazie alla quale sono finiti dietro le sbarre (alcuni già erano in carcere) ben 14 persone. Un’indagine relativa a un traffico di cocaina ma anche a reati estorsiovi ed episodi intimidatori a colpi d’arma da fuoco. Per quanto riguarda la presunta estorsione sui parcheggi al porto, alla luce di alcune intercettazioni telefoniche e ritenendo che Marchesi fosse stata costretta a versare denaro a Pellecchia e Madonna perché minacciata, gli investigatori convocarono l’imprenditrice. Quest’ultima sostenne quindi di essere effettivamente vittima di estorsione e che da quattro anni stava versando prima il 30% e poi il 50% degli incassi ai due indagati. La titolare della cooperativa precisò anche che tutto aveva avuto inizio quando aveva iniziato a operare nel settore dei parcheggi la cooperativa i Neroniani, nel 2012, che in quella coop aveva saputo operassero soggetti “particolari” e che si era rivolta così al Comune, per avere rassicurazioni, ma che alla fine, dopo un incontro con un rappresentante di tale cooperativa e con il vicesindaco di Anzio, era stata costretta a pagare. Un particolare che ha portato anche alla presentazione di interrogazioni parlamentari, con cui è stata nuovamente sollecitata una commissione d’accesso ad Anzio.
Per gli inquirenti Marchesi, tra giugno e settembre dell’anno scorso, sarebbe stata costretta a pagare 14.500 euro a Pellecchia e Madonna. Ogni quindici giorni la consegna di una busta contenente duemila euro. I due indagati, facendo ricorso in Cassazione, dopo essersi vista confermare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere dal Tribunale del Riesame, hanno sostenuto invece che non vi era stata alcuna estorsione e che ricevevano denaro dalla donna solo in virtù di un accordo di non concorrenza, in pratica per averle lasciato il monopolio nella gestione dei parcheggi delle auto di quanti si imbarcano ad Anzio per Ponza. I ricorsi sono stati però dichiarati inammissibili e l’ordinanza custodiale è stata così avallata anche dalla Suprema Corte.