Si è conclusa oggi davanti al GUP (Giudice per le indagine preliminari) del Tribunale Penale di Velletri la vicenda di presunto abuso d’ufficio svolta dal Pubblico ministero Travaglini nei confronti dell’allora Sindaco di Nettuno Alessio Chiavetta, il dirigente dell’area economico-finanziaria Gianluca Faraone, difesi dall’avvocato Ciro Palumbo del Foro di Velletri e il secondo anche dall’Aavvocato Cristiano Montemagno del Foro di Latina, il segretario comunale Raffaele Allocca, con l’avvocato Domenico Bianchi, e i due lavoratori Linda Silvia e Marco Spiridigliozzi, la prima con l’avvocato Andrea Romano, il secondo con l’avvocato Luigi Panella, anche loro indagati per aver ricevuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato che, secondo le indagini della Guardia di Finanza di Nettuno, erano irregolari e non dovevano essere stipulati in quanto la spesa superava i limiti imposti dal D.L. 78/2010.
“L’indagine – spiega l’avvocato Palumbo – era iniziata con un invito da parte della Guardia di Finanza di Nettuno, a rendere interrogatorio, nel 2013-2014, in cui tutti avevano esposto le ragioni di infondatezza e le proprie posizioni. Non è bastato: il Pubblico Ministero della Procura di Velletri dottor Travaglini ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, cui è seguita da parte degli interessati una ulteriore richiesta di interrogatorio per documentare e ribadire la posizioni. A seguito di ciò il Pubblico Ministero ha ritenuto comunque di citare a giudizio gli interessati, davanti al Gup del Tribunale di Velletri, essendo il reato, l’abuso d’Ufficio, un reato per il quale è prevista questa fase di vaglio degli atti di indagini per verificarne la capacità e idoneità a sorreggere un’accusa penale in un dibattimento”.
Il Gup ha concluso oggi affermando che quegli atti non sorreggono l’accusa e pertanto ha prosciolto tutti gli imputati.
L’accusa nello specifico, per tutti, era di aver concorso nell’abuso d’Ufficio del segretario comunale di allora, dottor Allocca, in quanto nella sua qualità di dirigente degli Affari generali e personale del Comune di Nettuno, su richiesta del Sindaco di allora, Alessio Chiavetta, che gli avevo chiesto le possibilità di ampliare il suo Staff, abusando del proprio ufficio, violando il D.L. 78/2010, adottava una determinazione che disponeva questo ampliamento e stipulava contratto di lavoro a tempo determinato con altri due, Silvia e Spiridigliozzi, così incrementando l’esborso dell’ente che, a dire dell’accusa, superava il tetto fissato dal decreto legge sulla materia. A finire nell’inchiesta anche i singoli lavoratori, ignari però di conoscenze di atti pregressi o procedure, appunto solo lavoratori.
“Nell’indagine, tra l’altro, non si evinceva nulla dal quale si potesse desumere il oro coinvolgimento nell’abuso presunto e contestato: tuttavia hanno patito l’indagine”.
“Oggi la grande soddisfazione delle difese – aggiunge l’avvocato Palumbo – in particolare quella dell’ex Sindaco e dei dirigenti, sta nell’essere riuscita a far capire i punti carenti e a dir poco assenti che le investigazioni presentavano, dal fatto che era assente ogni elemento di correità e psicologico finalizzato alla violazione, oltre che la violazione stessa in se’: infatti il decreto che stabiliva che il tetto di spesa fosse stato superato era stato anche superato da nuova normativa più elastica successiva al 2010, fatto al quale non si è voluto dare rilievo in questi anni difensivi. Ma non solo: le difese hanno puntato anche alla tesi dell’attacco investigativo spropositato di quegli anni nei confronti dell’allora classe politica: si ricorda infatti che la Guardia di Finanza negli anni dell’amministrazione Chiavetta ha fatto indagini continue, recandosi sempre in Comune, anche sulla base di meri esposti forse evidentemente ‘strumentali’, anche nel caso in esame quelli dell’allora consigliere di opposizione che aveva provato nel 2013 a togliere la poltrona a Chiavetta: Carlo Eufemi. E che dalla sua sconfitta aveva dichiarato che a Chiavetta l’avrebbe fatta pagare a suon di denunce”.
“La gravità sottolineata dalle difese è consistita nell’evidenziare che sono state portate avanti indagini non fondate sotto il profilo penale e che, però, sia mediaticamente, che nella opinione della collettività del Comune del Tridente, ne è scaturito un danno alla dignità delle persone dei singoli, destabilizzando di riflesso anche la credibilità del governo locale infamando la reputazione degli interessati. Pagine e pagine di giornali, locali e non, hanno a più riprese riportato le notizie puntando su una sorta di malaffare generale. Queste cose – dice ancora l’Avvocato Palumbo – seppur belle, purtroppo non ripagano mai completamente quanto sofferto ingiustamente dagli interessati perché nel nostro paese troppo spesso scempi e ingiustizie passano e si poggiano sulla legalità costituita che le permette, mentre la giustizia resta inerme a guardare, in modo nichilistico, come si ricorda con Nietzsche. Si presentano tesi nella legalità, facendole passare come ‘cose giuste’, si sbattono sui giornali e sulle bocche della gente che, spesso, per fortuna non tutta – ci crede, non approfondendo, non dubitando; poi il tempo dimostra con forza quanto è vera e potente la verità in cui si crede e che viene fuori quella violenza con cui il più forte di mezzi e modi ha cercato, non riuscendoci, di schiacciare il più debole. Come il bene vince sempre, così il non vero e giusto viene fuori è questione di tempo. E ciò accade perché il giusto e il buono e il vero, come il giusto, ricorda Sant’Agostino, sono una cosa sola: la giustizia di oggi si è svegliata da quell’inerzia. Si potrebbero dire molte cose, ma poi si diventa noiosi, se già non lo sono stato. Però me ne viene in mente un’ultima, sorridendo è Lunedì e in questa prima udienza della mia settimana professionale lascio aperta una riflessione sul pensiero chi giace oggi nel vero e trasparente insieme ad altri: non sono tanto gli uomini a fare o dare giustizia, ma è anche forse la storia ad assolvere?”.