Home Cronaca Anzio – Case popolari troppo care, assolti Pistelli, Droghini e Trinci

Anzio – Case popolari troppo care, assolti Pistelli, Droghini e Trinci

Villa Sarsina

Secondo l’accusa avevano fatto pagare al Comune di Anzio degli appartamenti destinati a diventare alloggi popolari più di quanto li avevano pagati dei privati in una palazzina gemella, nonostante l’Ente neroniano li avesse acquistati in blocco e quindi poteva essere prevedibile uno sconto, ma la Corte dei conti ha sentenziato: non è stato uno spreco. Nessuno sperpero neppure il fatto che inizialmente, prima del taglio del contributo disposto dalla Regione Lazio, il prezzo pattuito fosse maggiore. La Corte dei Conti ha assolto, dall’accusa di danno erariale, i tre funzionari comunali membri della commissione di gara che, nel 2010, si occupò dell’acquisto di alloggi da destinare a case popolari in zona Falasche. Quegli appartamenti, sette in totale, vennero venduti al Comune dalla società Tre Esse Costruzioni a un prezzo medio di 204.285 euro, mentre quelli della palazzina gemella, vennero venduti a privati a circa 190mila euro. Visto che tale offerta era stata anche abbondantemente pubblicizzata, la Procura contabile sosteneva che l’ente neroniano avesse subito un danno complessivo pari a centomila euro e aveva citato a giudizio, chiedendo loro di risarcire tale somma, i tre membri della commissione di gara, i funzionari Franco Trinci, Aurelio Droghini e Marco Pistelli. Esaminate anche le relazioni fatte sulla vicenda dalla Guardia di finanza, i giudici hanno però ritenuto che “trattandosi di atti privati non si comprende come i tre funzionari del Comune avrebbero potuto conoscere il prezzo finale al quale si concludevano le trattative”. La Corte dei Conti ha poi considerato che al Comune era giunta una sola offerta, quella della Tre Esse, e che il prezzo proposto, anche quello maggiore prima del nuovo accordo dopo la sforbiciata sui fondi regionali, era un prezzo congruo rispetto alla banca dati delle quotazioni immobiliari dell’Agenzia del territorio. “I tre convenuti – si legge nella sentenza – non erano tenuti a investigare sui contratti privati”. Le condotte dei funzionari sono state dunque considerate legittime e la prova del danno è stata ritenuta mancante.