E’ finito in manette Domenico Kappler, ex candidato a sindaco del Comune di Nettuno contro Carlo Conte nel 1993, consigliere comunale per due legislature e presidente del Consiglio comunale per due anni durante la prima giunta Marzoli. Kappler ancora oggi è titolare di uno studio di progettazione sempre a Nettuno. Il 56enne ex senatore di An, eletto grazie ad un ampio bacino di voti proveniente proprio da Anzio e Nettuno, risulta essere tra le 10 persone sottoposte a fermo dalla Dda di Reggio Calabria.
Il nome di Kappler era stato inserito anche nella relazione antimafia che aveva portato nel 2004 allo scioglimento del comune di Nettuno, ma sul suo ruolo non v’era stato alcun addebito giudiziario, mentre più recentemente è risultato essere indagato per la vicenda delle tangenti in relazione alla gestione del campo rom di Castel Romano.
Secondo le indagine dei carabinieri calabresi Kappler avrebbe avuto un ruolo centrale nell’orientamento di appalti pubblici che avrebbero favorito imprese legate alla ‘ndrangheta. Kappler avrebbe fatto “pesare” la sua influenza nei confronti del gruppo Acea palesando forti interessi gestionali nelle società Idrorhegion e Acquereggine, per molti anni gestori del servizio di depurazione delle acque per il Comune di Reggio Calabria, un affare che si aggirerebbe oltre i 250milioni di euro. Kappler è accusato di aver corrotto per raggiungere i suoi interessi, Marcello Cammera (anch’esso tra i fermati) responsabile dei Lavori pubblici al comune di Reggio Calabria a cui avrebbe offerto un posto dirigenziale nella società pubblica in house interamente partecipata dal comune di Roma, Risorse per Roma Spa di cui Kappler era Amministratore Delegato.
Rispondono, invece, di concorso esterno in associazione mafiosa , turbativa d’asta e corruzione due dirigenti del comune di Reggio Calabria e sette imprenditori. Per la procura tutti avrebbero avuto legami e contatti con esponenti di primo piano delle cosche di Reggio Calabria favorendo i boss nella partecipazione di appalti pubblici. Oltre che a Reggio Calabria e a Roma fermi e perquisizioni sono scattati anche Milano, Brescia e Crotone.
La Dda ha anche disposto il sequestro preventivo di 15 società, con relativo patrimonio aziendale o quote societarie, e di due esercizi pubblici riconducibili ad alcuni degli indagati, per un valore economico complessivo stimato in € 42.500.000 circa.