Anche Domenico Kappler, ingegnere, con uno studio di progettazione molto noto a Nettuno ed un passato nella politica locale, insieme a Giampiero Monti, la responsabile del sistema di accoglienza del Campidoglio, Caterina Loi, Giovanna Muti, Nicola Ciano, Franco Marcucci, Daniela Mosca, figura nell’elenco di 26 nomi, inizialmente secretati, degli indagati per tangenti sui lavori nei campi rom della Capitale. I reati contestati vanno, a seconda delle posizioni dal falso, all’inadempimento dei contratti sulle pubbliche forniture, dalla corruzione al favoreggiamento, dalla gestione illecita e la combustione di rifiuti all’errore indotto dall’altrui inganno. Le necessarie verifiche sulle singole posizioni e responsabilità sono ancora in corso da parte dei pm Carlo Lasperanza, Edoardo De Santis, Letizia Golfieri e Luca Tescaroli l’ampiezza delle figure coinvolte permettono già di intuire come il giro di favori fosse molto più ampio delle «semplici» tangenti contanti o sotto forma di regali portate direttamente in Campidoglio e come il funzionamento dell’illecito non si esaurisse con la «mera» alterazione di una gara di appalto. Al vaglio c’è anche il ruolo dei funzionari incaricati e delle associazioni attive nei campi. Tutto era funzionale secondo l’impostazione dell’accusa coordinata dall’aggiunto Paolo Ielo, a giustificare interventi di bonifica in emergenza, spesso immotivati. Lo stesso meccanismo utilizzato in Mafia Capitale in questo ed altri settori dell’amministrazione pubblica, come confermato dai tanti link fra le due inchieste. Kappler, in questo senso, è l’ennesimo punto di contatto. E ancora di più lo è Gianpiero Monti che avrebbe raccolto le tangenti ad Alemanno di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi per influenzare l’assegnazione degli appalti.
L’inchiesta conta quattro imprenditori in carcere (Salvatore Di Maggio, Roberto Chierici, Loris Talone, Massimo Colangeli) e due funzionari del Campidoglio ai domiciliari (Alessandra Morgillo e il vigile Eliseo De Luca). L’indagine continua.