Non sono mancate urla, momenti di tensione e nervosismi questa mattina durante la protesta organizzata dai genitori di alcuni dei ragazzi ospitati presso il centro disabili di Villa Albani ad Anzio. Sul posto, a monitorare la situazione anche una volante e il personale del Commissariato di polizia di Anzio, che hanno mediato tra le parti e cercato di placare gli animi. La protesta è legata ad un servizio sempre più scadente,a dei locali inadeguati e a delle soluzioni che tali non sono per questi ragazzi che, secondo la denuncia dei genitori, vengono “abbandonati” nei locali del nosocomio a causa di personale ridotto e non sempre in grado di motivare gli ospiti della struttura. “lo scorso anno – ci racconta uno dei genitori – mio figlio e gli altri disabili avevano trovato una soluzione ottimale. Erano gestiti da un gruppo che per loro era come una famiglia. Il mio ragazzo – spiega – ha 35 anni ed è carrozzella, ma è come un bambino. Se stimolato migliora, arriva persino ad alzarsi. Quella situazione, non si sa perché, è stata cambiata. Ci hanno detto di venire qui e noi abbiamo dato la massima collaborazione. Tuttavia – spiega – la struttura è angusta e non adatta. Se mio figlio va in bagno la porta deve restare aperta, perché la carozzella non entra. Non escono mai, non fanno gite, non vengono stimolati. Hanno qualche attività didattica che non sembra adeguata e in un anno sono tanto peggiorati. Mio figlio non si alza neanche più e il pomeriggio diverse volte lo vengo a riprendere e lo porto io a passeggio. Quello che chiedono è che questi ragazzi possano in questo centro essere trattati come persone che hanno una vita e delle capacità, non dei vegetali da abbandonare per qualche ora per far stare in pace le famiglie. Ci devono stare a sentire”. E questa è solo una delle storie da raccontare. Anche altri ospiti hanno registrato evidenti peggioramenti della propria condizione da quando sono stati trasferiti in questo nuovo centro. Ora resta da capire se c’è la volontà e la capacità della struttura di venire incontro alle esigenze di queste famiglie che chiedono un servizio adeguato alla situazione. “Ci rendiamo conto che questo è un lavoro difficile – conclude il genitore, uno dei più sereni nell’esprimere la propria contrarietà su questa situazione – ma il sociale è una missione e questo non è un lavoro come gli altri, non è un lavoro per tutti bisogna essere capaci e competenti, altrimenti i danni che si fanno sono gravi, evidenti e immediati”.