Una storia di ordinaria follia quella vissuta da una famiglia di Nettuno lo scorso mese di dicembre, quando una serie di lettere minatorie anonime, gli sono state lasciate nella Posta di casa. Lettere con cui ignoti chiedevano somme considerevoli se volevano evitare aggressioni ai figli. A raccontarci il calvario da cui ancora non si è ripresa è la mamma dei bambini. “Per prima cosa – dice – voglio ringraziare i Carabinieri che in pochi giorni sono riusciti a rintracciare l’autrice delle lettere e ad arrestarla. La situazione di tensione che ci ha creato tuttavia, non è finita soprattutto alla luce dell’esito del processo in cui questa persona, che ha confessato tutto, è stata condannata ad un anno e sei mesi con la condizionale e vive ancora di fronte a casa mia”. “La prima lettera – ci racconta – è arrivata il 15 dicembre. L’abbiamo trovata nella cassetta di ritorno da una cena con gli amici. La mattina dopo, terrorizzati, siamo andati dai Carabinieri che hanno subito messo sotto controllo i bambini. Nonostante questo abbiamo avuto paura ogni minuto, ogni macchina che ci passava vicino ci sembrava un pericolo. Una situazione di terrore di cui ancora oggi subiamo le conseguenze. Non avevamo idea di chi potesse minacciare i bambini e di come difenderci. Sono poi arrivate delle telefonate e un’altra lettera in cui si chiedeva a mio marito di lasciare i soldi in una piazzetta vicino la Posta. Fortunatamente la persona responsabile è stata subito individuata dai carabinieri”. Si tratta di una ragazza di 26 anni residente a Nettuno e vicina di casa della famiglia minacciata (nella sua abitazione sono state trovate altre lettere con ulteriori richieste di denaro e possibili altre vittime) che è stata arrestata con l’accusa di tentata estorsione. “Se non paghi – scriveva – ne subiranno le conseguenze i tuoi bambini”. E si trattava di minacce pesanti e mirate, con i nomi dei bimbi scritti in chiaro che lasciavano capire che si trattava di una persona vicina. “Quello che mi dispiace – ci racconta la mamma dei bambini – è che non mi hanno fatto sapere nulla del processo per direttissima e che il giudice non ci abbia ascoltato. Questa persona non ha pagato affatto per il crimine che ha commesso. La mia famiglia ha sofferto per 48 ore con stati d’ansia e paura e lei in 24 ore era a casa. Gira libera a pochi passi da casa mia e dai miei figli che non riesco più a lasciare soli neanche per pochi minuti. Tra l’altro lavora in un ufficio al pubblico. Io se voglio fare un concorso devo presentare il certificato penale ma a quanto pare puoi commettere un reato di questo genere e continuare a lavorare con il pubblico. E’ una situazione vergognosa. Ci stiamo attrezzando con il nostro legale per far si che questa situazione non finisca in questo modo assurdo. Siamo stati presi di mira da una persona che ci ha sconvolto l’esistenza e che, lo ripeto, non ha pagato neanche un minuto per il reato che ha commesso. Non mi sento tutelata da questo sistema giudiziario, che a fronte di una situazione del genere ha lasciato libera di circolare questa persona a pochi passi dai miei bambini”.