Trascorsi oltre sette anni di battaglie, portate avanti tanto nelle aule di giustizia quanto dagli ambientalisti nelle piazze, l’ora della resa dei conti sul porto di Nettuno è suonata e i bulldozer questa volta sembra siano realmente dietro l’angolo. Alla luce della sentenza emessa nel 2014 dal Tribunale di Velletri e della relazione approntata dal responsabile comunale dell’urbanistica, il commissario Raffaela Moscarella, attualmente alla guida dell’amministrazione del Tridente, ha dato mandato al dirigente dell’ufficio tecnico di disporre le demolizioni delle opere abusive e di avviare tutti gli interventi necessari per la regolarizzazione urbanistica dell’area portuale.
Quando iniziò il restyling del porto e soprattutto quando venne realizzato il cosiddetto edificio polifunzionale, poi definito ecomostro, gli ambientalisti diedero subito battaglia e la Procura di Velletri aprì un’inchiesta, sequestrando alla fine le opere ritenute abusive. E che i lavori compiuti avessero deragliato dai binari della legalità diventò ben presto anche la convinzione del Comune, che nel 2009 dispose la demolizione dei manufatti incriminati, senza però poi veder rimuovere neppure un mattone. Si arrivò così all’inizio del 2014, quando il Tribunale di Velletri condannò a dieci mesi di reclusione, con le accuse di abuso d’ufficio, falso e abusivismo edilizio, l’ex amministratore delegato della “Marina di Nettuno”, società che ha in concessione la gestione del porto, Giuliano Valente, e l’ex dirigente comunale Giampiero Quatrini, imponendo anche la demolizione degli abusi edilizi e il risarcimento per il Comune, costituitosi parte civile.
A prendere atto di quella sentenza è stata ora il commissario Moscarella, che ha esaminato anche la relazione predisposta sulla vicenda dal responsabile dell’urbanistica, notando che entrambi i documenti giungono alle stesse conclusioni. Opere del tutto abusive risultano realizzate sulla banchina est e sul molo di sopraflutto, per una superficie coperta totale pari a 484 metri quadrati, in un’area sottoposta ai vincoli paesagistici, ambientali e del demanio marittimo. In difformità rispetto al permesso a costruire del 3 giugno 2006, giungendo così anche a una diversa distribuzione degli spazi interni degli immobili sotto accusa e ad aumenti di volumetria, sarebbero invece stati costruiti il noto edificio polifunzionale, quello di bunkeraggio e quello per le attività connesse alla pesca. Il commissario ha infine preso atto che l’area portuale oggetto della concessione demaniale si estenderebbe su una superficie superiore di oltre il 50% rispetto a quella prevista nella zonizzazione del Prg.
Prendendo atto della sentenza penale, anche “ai fini successivi delle richieste di risarcimento danni in sede civile”, la Moscarella ha così disposto che il dirigente dell’ufficio tecnico si occupi, “con urgenza”, delle demolizioni delle opere abusive e di promuovere interventi “atti ad individuare, ove possibile, le legittime procedure per la regolarizzazione urbanistica dell’area portuale”. L’obiettivo? Ripristinare le regole e salvaguardare un’attività importante sia dal punto di vita economico che turistico per Nettuno.