Un’indagine antidroga, un’intercettazione e poi a catena altre. Inizia così l’inchiesta denominata “Magna Grecia”, culminata due settimane fa nell’esecuzione di 18 misure cautelari. Un’indagine che ha acceso un faro sullo spaccio tra Ardea e Pomezia, con qualche propaggine a Ostia e il coinvolgimento di alcuni residenti ad Anzio, e su un business legato all’ingresso clandestino di stranieri in Italia, tra falsi documenti e matrimoni fittizi. Accertamenti che è ora possibile ricostruire nei dettagli. Le prime intercettazioni fatte dai Carabinieri sono state quelle a carico di Joussef Eassqi, marocchino noto come “Gennaro”, solito spacciare a Torvaianica, nei pressi di uno stabilimento balneare. Ascoltando le conversazioni della compagna dello straniero, Francesca Bernard, 19enne di Pomezia, gli investigatori hanno inquadrato quello che hanno indicato come il primo gruppo di spaccio e sono poi risaliti al secondo, quello che secondo loro avrebbe fatto capo alla 34enne Carla Carlini. Da quest’ultima, infine, l’inchiesta si è concentrata sul business dei clandestini e su quello che è stato inquadrato come l’organizzatore dell’affare, il siriano Mahmoud Fdawi, 43 anni, detto “Mario”. Gli investigatori ritengono che gli indagati utilizzassero un linguaggio convenzionale, definendo le sostanze stupefacenti “gioco”, “carne”, “puzzo”, “fieno”, “quello del mio paese”, “scarpa di marocchina”, e i luoghi dello spaccio “alla spiaggia”, “al sasso”, “vicino all’albergo”.
Un business portato avanti dalla donna e dal compagno Manuel Mancini, mentre della distribuzione della sostanza stupefacente si sarebbero occupati Matteo Corsi, detto “Pescetto”, e Alex Cappellacci, messi tutti ai domiciliari. E per chi non pagava sarebbe scattato anche il tentativo di estorsione. Nelle conversazioni intercettate gli indagati parlano, come precisa il gip Alessandra Ilari nell’ordinanza di custodia cautelare, esplicitamente di “maria”, “bruno”, “fumo”, “grammi”. Il 4 novembre 2014 Carlini a Mancini: «Amò! Calcola che ho venduto 10 grammi di fumo». Un mercato esteso a Tor San Lorenzo. “Pescetto” a Mancini: «Adesso c’ho 150 in tasca, quelli tua precisi, aspetto questo ragazzo… e poi.. io c’ho pure un po’ de storie, mo te faccio vede, non te devi preoccupa mo lo sai com’è, mo lo sai com’è comincia ad esse tutto un giro, entrano tutti i giorni i soldi». Poi, però, intercettando sempre Bernard, anche lei messa ai domiciliari, i Carabinieri iniziano a ricostruire gli affari legati all’ingresso dei clandestini. Secondo gli inquirenti, agli stranieri venivano consegnati falsi documenti in Grecia, dove si recavano delle italiane che, pagate dal siriano, accompagnavano gli extracomunitari in Italia, fingendosi loro compagne, per non insospettire le autorità di frontiera. Un business con al vertice “Mario”, messo ora in carcere, e con principale collaboratore il siriano Khaled Alhasnieh, anche lui in carcere, e il coinvolgimento di Carlini, Bernard, Lucia Melia, Sonia Troise, Giada Sanna, Tiziana Mancini, tutte messe ai domiciliari, Ionut Sergio Mihaila, Oana Andrea Mihaila, Angela Cavaricci, Giovanni Nicolosi, per cui è stato disposto l’obbligo di dimora, e altri indagati a piede libero. Carlini, Troise, Bernard, Mancini, Daniela Rinaldi, per cui è stato disposto l’obbligo di dimora, Miriam Zanotti, sottoposta alla stessa misura, e un’altra indagata a piede libero sono infine coinvolte nei matrimoni fittizi, con pratiche per la richiesta della carta di soggiorno avviate presso il commissariato di Anzio e quello di Velletri. «Si tratta – sottolinea il gip Ilari – di attività posta in essere dietro corrispettivo, sistematicamente, sfruttando contatti con l’estero, consistita non soltanto nel favorire la permanenza dei clandestini sul territorio nazionale mediante matrimoni di comodo, ma addirittura nel determinarne l’ingresso in Italia con documenti falsi».