Il problema non è fare il porto, il problema è non fare il porto, o meglio, chi deve fare il porto. E forse non è neanche una questione di imprese e soci, forse è tutta una questione politica. E’ questo il succo del D’Arpino pensiero all’indomani delle dimissioni da Presidente della Capo d’Anzio. “Ringrazio tutti coloro che hanno espresso solidarietà, sono certo che sia un tangibile segno di stima nei confronti della mia persona e non parole al vento. Purtroppo non posso non notare che oggi cerca di impossessarsi della scena chi definire mediocre è poco e lancia comunicati stampa persino chi sotto l’analisi del carbonio 14 potrebbe essere definito mammuth della politica. Non posso non collegare diverse azioni tutte rapidamente succedutesi – dice ancora D’Arpino – come il rientro del prestito richiesto dalla banca, le dichiarazioni in consiglio comunale sul fatto che non si sarebbe potuta fare questa fideiussione, le minacce personali a me e al personale della Capo d’Anzio proprio il giorno in cui era noto ci dovesse essere una riunione tecnica in Comune. Sono svariate tracce che mi fanno pensare che in questa storia Luigi D’Arpino e il porto di Anzio c’entrino ben poco. Qualcuno sta cercando di governare il caos per impossessarsi della città e poter quindi realizzare il “suo” porto usando invece che “il cavallo di troia” un asino di Anzio”. A chi allude D’Arpino ognuno può dedurlo da se. Sta di fatto che la situazione sta degenerando, proprio nel momento in cui le fila della vicenda giudiziaria e del possesso delle aree è arrivata a dama.