E’ finita con l’assoluzione di una delle tre persone coinvolte la vicenda che, nel lontano 1997 mise a rischio la vincita di 300 milioni di vecchie lire grazie alla schedina giocata sul campionato, da parte di 13 agenti di polizia di Nettuno che scommettevano insieme al Totogol. Si tratta di Elio Giulivi umbro di origine, e allora presidente della Lega Nazionale Dilettanti. La sentenza, di appello, è quella emessa dalla terza sezione centrale d’appello della Corte dei Conti nelle scorse settimane, legata ad un fatto avvenuto il 1° giugno del 1997. Quel giorno allo stadio di Rieti si gioca la sfida di serie D fra i padroni di casa e il Pomezia. Partita dal valore modesto se si eccettua un dettaglio: figura fra quelle inserite nella schedina del Totogol, gioco in cui vince chi indovina le partite dove si segna di più. L’arbitro Salvatore Marrazzo di Salerno espelle cinque giocatori del Pomezia. In base al regolamento la partita dovrebbe finire con sconfitta a tavolino del Pomezia (e, per convenzione, risultato di 2-2 sul Totogol). Invece i pochi minuti che restano vengono tutti giocati e la gara va in archivio con l’1-0 finale in favore del Rieti. A quel punto, invece di fare ammenda, l’errore comincia a produrre i suoi effetti: la gara viene ufficialmente inserita in schedina con il punteggio di 1-0 (anziché 2-2) e l’arbitro – dietro pressioni ‘federali’ – modifica il referto di gara per renderlo regolare, nel tentativo di evitare spiacevoli intoppi e dietrofront. Troppo tardi: 13 agenti di polizia di Nettuno scoprono di avere giocato la schedina vincente, quella con il 2-2 ‘d’ufficio’, e reclamano il premio di quasi 300 milioni delle vecchie lire. Premio che però è stato già assegnato ad un altro concorrente sulla base del risultato ‘fasullo’. Iniziano quindi le denunce. Quasi due anni dopo, nel 1999, il Coni si vede costretto a pagare il premio a entrambi i vincitori. La giustizia, nel frattempo, si è già attivata su tutti i diversi fronti: sportivo, penale e contabile. Nel 2011 la Corte dei Conti della Campania condanna i tre presunti protagonisti del fattaccio, l’ex ‘dominus’ della Lega Elio Giulivi, l’ex responsabile degli arbitri Can D (ed ex arbitro internazionale) Pietro D’Elia e l’arbitro della gara Marrazzo – a versare un risarcimento di 407 mila euro al Coni, e quindi allo Stato. Per Giulivi, che oggi ha 82 anni, a distanza di quasi 18 anni dall’episodio, è arrivata l’assoluzione: a pagare 270 mila euro in solido, dovranno essere i soli D’Elia e Marrazzo. A deciderlo è stata la tera sezione centrale d’appello di Roma. Fortunatamente chi aveva vinto il premio lo ha riscosso da un pezzo.